Sono stabili le condizioni di Francesco Le Foche, l’immunologo brutalmente aggredito il 6 ottobre nel suo studio di via Po, da un suo paziente, con evidenti problemi psichici. Lo specialista, trasportato al policlinico Umberto I e operato con un complesso intervento al naso, al momento dell’arrivo in pronto soccorso presentava una serie di fratture del distretto maxillo-facciale. In particolare, “dalle fratture erano interessate le ossa nasali e quelle del complesso orbito-zigomatico”, ha dichiarato Valentino Valentini, primario di Chirurgia maxillo-facciale del nosocomio, aggiungendo che “c’è una frattura dell’orbita importante che andrà ridotta e contenuta non appena le condizioni del globo oculare saranno stabili”: Oltre a ricomporre le ossa nasali, al paziente sono state suturate ferite lacero-contuse della regione frontale. Un quadro complesso, per il grave trauma subito al volto ma che non ha, fortunatamente, messo il paziente in pericolo di vita. Solidarietà unanime, è stata espressa dalla comunità scientifica, con in testa i vertici degli Ordini dei medici, dei farmacisti e del mondo politico e istituzionale. Dal ministro della Salute Orazio Schillaci, che auspica “un cambiamento culturale che permetta di riscoprire l’alleanza tra medico e paziente”, al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca che ha formulato auguri di pronta guarigione, sostenendo che “qualunque operatore sanitario ha diritto a lavorare in sicurezza”. Secondo l’assessore regionale al Personale e sicurezza urbana Luisa Regimenti, che parla di barbaro episodio di violenza nei confronti di medici e operatori sanitari, “è giunto il momento di pensare a una legge più severa e più efficace contro chi compie questo tipo di reato”. Un danno non solo al professionista ma alla collettività, che a Roma e nel Lazio ha raggiunto livelli preoccupanti: nel 2023 sono 74 le aggressioni ai sanitari, il 60% in più rispetto al 2022, dai dati forniti dall’Ordine dei medici della capitale. Un riflesso della situazione difficile che vive la sanità, che si riverbera, purtroppo, sui professionisti in prima linea.

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