Le Ostetriche e la violenza sulle donne
Dalla presidente della Federazione Professioni Ostetriche Silvia Vaccari riceviamo e, volentieri pubblichiamo:
Non solo prelievi ematici, test combinati, ecografie, controlli del peso, misurazione della pressione o visite ostetriche. Il Diario della Gravidanza deve prevedere anche lo screening per la violenza domestica. L’OMS stima che, nel mondo, una donna su quattro sia stata vittima di una forma di violenza proprio durante la gravidanza. Di conseguenza, a farne le spese sono in due: mamma e bambino. È fondamentale, per evitare che tale violenza possa subire un’escalation, riconoscere il fenomeno e denunciarlo. Solo nel 2023 120 donne sono state vittime di femminicidio, nella metà dei casi (per la precisione 64) per mano del proprio partner o dell’ex compagno. “Tra le competenze dell’Ostetrica/o, professionista sanitario formato per occuparsi dell’intera vita della donna, spicca, infatti, anche la specializzazione nell’accoglienza della vittima femminile di violenza, che sia fisica, come lo stupro o le percosse, che psicologica, compresa quella di natura economica (che si verifica quando l’uomo mette in atto comportamenti per controllare l’abilità della donna di acquisire, utilizzare e mantenere risorse economiche, negandone sia l’accesso che l’utilizzo)”, spiega la Presidente della FNOPO, la Federazione degli Ordini della Professione Ostetrica, Silvia Vaccari. Il Codice Deontologico dell’Ostetrica approvato dall’Assemblea della FNOPO (allora FNCO) nel 2010 (aggiornato nel 2014 e novembre 2017), in una sua parte, recita testualmente: “L’Ostetrica/o tutela la dignità e promuove la salute femminile in ogni età, individuando situazioni di fragilità, disagio, privazione e violenza, fornendo adeguato supporto e garantendo la segnalazione alle autorità preposte, per quanto di sua competenza (art. 3.1)”. Le Ostetriche/i formate per assistere la donna vittima di violenza sanno come ‘muoversi’ nel luogo in cui si è consumata, e ciò risulta utile, soprattutto nel caso di violenza fisica o stupro, per il corretto reperimento delle prove. Proprio per questo, l’Ostetrica/o dovrebbe essere una figura sanitaria presente in ogni percorso, sia di prevenzione, che di accoglienza e cura, fino al reinserimento nella società. Percorsi che, soprattutto in tema prevenzione, dovrebbero essere aumentati: “Che ben vengano le campagne di sensibilizzazione, ma da sole non possono cambiare il corso delle cose – continua la Presidente Vaccari – . Le donne andrebbero aiutate e sostenute prima che l’autorità dell’uomo maltrattante si trasformi in una violenza così efferata da lasciare segni, spesso impossibili da cancellare, sul corpo e nella psiche. Le terapie riabilitative possono aiutare la donna a ricominciare a vivere, se non addirittura ad intraprendere una nuova vita, ma non possono cancellare il passato, che resterà sempre come un’ombra che rende meno vividi i colori del futuro”. La FNOPO, avvalendosi della preparazione e della professionalità delle sue Ostetriche/i è pronta ad offrire il suo contributo per la progettazione e la messa in pratica di iniziative di prevenzione. La stessa Federazione, infatti, ha già presentato una nota legale finalizzata alla costituzione di parte civile degli Ordini delle Ostetriche e della relativa Federazione nei processi penali per femminicidio o, più in generale, per reati accompagnati da violenza di genere. “È infatti intenzione della FNOPO e degli Ordini – in qualità di enti deputati alla promozione e alla tutela olistica della donna – concorrere, nei limiti delle proprie competenze, alla prevenzione nonché al contrasto della violenza di genere e domestica alla luce delle motivazioni che seguiranno – dice la Presidente della FNOPO -. È dimostrato che tali reati offendono anche l’interesse perseguito dall’Ordine e posto nel proprio ordinamento quale ragione istituzionale della propria esistenza ed azione, con la conseguenza che ogni attentato a tale interesse si configura come lesione di un diritto soggettivo inerente la personalità o l’identità dell’Ente. Tale possibilità giuridica consentirebbe, da un canto di valorizzare la funzione sociale dell’Ostetrica nell’ambito della prevenzione di detti reati e della salvaguardia dei soggetti coinvolti favorendo l’emersione di una nuova figura di riferimento per la collettività, dall’altro, allo Stato di intervenire capillarmente – attraverso i propri organi sussidiari quali sono appunto gli Ordini e la relativa Federazione – nella prevenzione e nel contrasto alla violenza di genere e domestica”. Inserire lo screening per la violenza domestica non solo nel Diario della Gravidanza, ma ad ogni visita o consulenza con donne di qualsiasi età, da zero a 100 anni, potrebbe essere un ulteriore passo per frenare l’aumento della violenza di genere. Le Ostetriche/i, infatti, possono occuparsi non dell’assistenza alle donne abusate, ma possono supportare anche i neonatologi e i pediatri nel riconoscimento e trattamento dei bambini abusati. “Esistono alcune spie di eventuali maltrattamenti e violenze subite durante e dopo la gravidanza da valutare con estrema attenzione. Innanzitutto, lo stato di salute della donna, come frequenti lesioni, ferite, fratture, ustioni, infezioni genitali, disturbi psicosomatici, malnutrizione, depressione. E la valutazione dello stato di salute del feto, come parto pretermine, aborto spontaneo, basso peso alla nascita, scarso aumento ponderale, lesioni da trauma materno, ridotto allattamento materno, difficile o assente attaccamento madre-bambino – spiega la Presidente Vaccari -. In presenza di uno o più segnali è necessario che l’Ostetrica/o apra un canale comunicativo con la vittima, ascoltandola, concedendole il tempo necessario per farle esprimere la propria preoccupazione, fino a farle capire che ciò che accade non è colpa sua ed informarla sulla possibilità di rivolgersi ad un centro antiviolenza. Al contempo, è necessario non farla sentire giudicata, non sottovalutare le sue parole, non mettere in dubbio quello che racconta, non colpevolizzarla se non reagisce come si vorrebbe, non decidere al posto suo, non agire per lei senza il suo consenso e non abbandonarla. È solo cogliendo anche i segnali apparentemente più banali e insignificanti che si può evitare ad una donna di ritrovarsi nel tunnel della violenza, un tunnel dal quale non sempre è possibile uscire”. Gli Ordini territoriali della professione di Ostetrica/o hanno stipulato dei protocolli d’intesa con specifiche associazioni ed enti competenti a tutelare la salute globale della donna, della coppia e/o a contrastare la violenza contro il genere femminile al fine mettere a disposizione degli operatori del settore la propria professionalità ed esperienza nell’assistenza dei soggetti vulnerabili. “La Costituzione di parte civile dei vari Ordine permetterebbe di aggiungere un ulteriore importante tassello: consentirebbe agli Ordini di destinare eventuali risarcimenti del danno che fossero liquidati in fondi dedicati che finanzieranno progetti ed iniziative Ostetriche di educazione e prevenzione di qualunque forma di disagio o violenza femminile. Per questo – conclude la Presidente Vaccari – la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica/o chiede agli organi competenti di essere tempestivamente informata in caso di esercizio dell’azione penale per reati accompagnati da violenza di genere, affinché la stessa possa attenzionare l’Ordine territoriale competente al fine di consentire a quest’ultimo di costituirsi parte civile o, in alternativa, intervenire a sostegno della vittima nel processo come ente esponenziale rappresentativo di interessi lesi dal reato ex art. 91 ss. C.p.p.”.