L’economista: “Tagliare letti non porta risparmi”

“Pazienti doloranti che aspettano dall´alba alla notte. Donne e uomini sistemati su vecchie poltrone con la gommapiuma a vista. Decine di anziani in barella, quando se ne trova una, a volte sequestrata all´ambulanza che li ha trasportati”. Sembra un articolo recente; in realtà è l’efficace cronaca di una visita in un pronto soccorso romano che Carlo Picozza riporta su Repubblica.it del 18 gennaio 2009. Cambiando ospedale la musica non cambia. Fin dal 2008 i medici dello Spes – sindacato professionisti emergenza sanitaria – promossero al San Giovanni di Roma il “Barella Day”, giornata di protesta per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema, manifestazione più volte replicata. Ed è del 2009 la delibera 821 della Regione Lazio che istituisce la figura del “Bed Manager”, facilitatore per la ricerca dei posti letto, un professionista adeguatamente preparato presente in pronto soccorso per individuare i migliori percorsi di accettazione e dimissione pazienti. Nulla di fatto, sembra che nei pronti soccorsi romani, e purtroppo in tutta Italia, si perpetui un sortilegio atto a far esplodere il caos a intermittenza. Nel documento regionale, frutto dell’elaborazione di un gruppo di lavoro creato nel maggio dello stesso anno, si citano “i problemi di gestione dei flussi di pazienti che non rappresentano una criticità esclusiva dei dipartimenti di Emergenza e accettazione ma interessano l’ospedale nella sua interezza” chiamando in causa un coinvolgimento di tutte le realtà interne e forse è proprio qui il punto di caduta: la mancata interazione tra un settore e l’altro dei nosocomi, pressati da un piano di rientro e una politica di tagli che non consente “scambi di cortesie”. E in questo decennio la situazione non sembra cambiata, anzi. Piovono le critiche da parte sindacale, con l’Ugl che, con il segretario nazionale Sanità Gianluca Giuliano parla di “situazione dei Pronto Soccorso italiani come una miccia innescata che rischia di far deflagrare il Servizio sanitario nazionale” mentre per la Regione Lazio, avanza le critiche il consigliere Pasquale Ciacciarelli, che parla di “nove anni di immobilismo e inefficienza da parte del presidente Nicola Zingaretti e dell’assessore Alessio D’Amato”. Secondo l’esponente della Lega i cittadini farebbero sempre più ricorso alla sanità privata per salvarsi la vita. Sorprendono, in tal senso, autorevoli interventi di dirigenti di istituti privati – in particolare enti di ricerca a carattere scientifico con peculiari finanziamenti pubblici – che con dotti articoli su siti di settore sostengono che la crisi del pronto soccorso non sarebbe dovuta al taglio dei posti letto ma a problemi organizzativi interni alle aziende ospedaliere o alla carenza di medicina territoriale. Una giustificazione buona per tutte le stagioni ma, secondo i medici dell’Anaao del San Camillo, non regge. A tal proposito, proviamo di nuovo a fare un salto indietro nel tempo. Scorrendo le pagine del “Libro Verde” che Tommaso Padoa Schioppa, ministro dell’Economia del governo Prodi dedicò alla spesa pubblica, nella sezione sanità a pagina 44, sono riportate le seguenti considerazioni: “gli strumenti generalizzati di riduzione o contenimento dei costi, come l’imposizione di tagli uniformi di alcune voci di spesa, possono essere giustificati come inevitabili barriere di salvaguardia ma non garantiscono la soluzione più efficace (…). Occorre piuttosto, che l’offerta di prestazioni complesse non sia inefficientemente erogata da troppi fornitori”. E ancora: “l’entità dei costi fissi è tale per cui la riduzione dei posti letto, sebbene costituisca un intervento di razionalizzazione dell’offerta complessiva dei servizi sanitari, non può dare, tuttavia, rilevanti effetti di riduzione dei costi nel breve periodo”. E ci viene in mente che, nonostante i tagli, la spesa sanitaria nell’ultimo decennio è costantemente cresciuta. A buon intenditor poche parole. E dei suggerimenti del compianto Padoa Schioppa, non certo esponente di opposizione, le Regioni hanno fatto carta straccia, con l’applicazione di provvedimenti del tutto opposti. (Nella foto: Tommaso Padoa Schioppa)

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