L’effetto virus sulla sanità del Lazio: servizi decimati
Post-pandemia: oltre al dramma personale per chi con il Covid-19 se n’è andato, è triste il bilancio sugli effetti che il virus ha avuto sulle strutture sanitarie. Se si dovessero elencare i presidi che in tutto il Lazio hanno subito limitazioni non si finirebbe mai. L’emergenza ha stravolto logistica e organizzazione di ospedali, Asl, ambulatori ma, nella comunicazione concitata legata agli aspetti clinici, tutto passa sotto silenzio. Eppure i disagi per i cittadini sono pesanti. Un veloce monitoraggio della situazione, ci ha posto di fronte a un servizio sanitario regionale più che dimezzato. A partire dalla Asl Roma 1 dove il poliambulatorio di Casalotti in via Boccea 625 ha interrotto il servizio prelievi e le visite mediche con persone dirottate a Montespaccato, luogo difficile da raggiungere con i servizi pubblici, specie per i residenti dei nuovi quartieri più decentrati e non coperti dal servizio di trasporto pubblico. Per non parlare della Asl Roma 2, dove si paventa la chiusura definitiva del poliambulatorio di via Nocera Umbra, che attualmente ha sospeso le prestazioni, per riorganizzazione dei servizi territoriali. Di questa fase di emergenza hanno fatto le spese anche i servizi per le donne, a cominciare dai consultori, con quello di via Silveri chiuso e altri tre nella Roma 2, sottoposti a lavori di ristrutturazione, di cui si attende l’imminente riapertura. Dei tagli ai servizi destinati alle donne stanno soffrendo anche i punti nascita di Anzio e Velletri. Per il primo il 24 maggio si è svolta una manifestazione di cittadini contrari alla chiusura mentre le future mamme di Velletri per partorire, dovranno spostarsi al nuovo ospedale dei Castelli sulla via Nettunense, una sede non proprio agevole. E la sanità della provincia sembra essere la più penalizzata: Rieti su 107 province è al 100esimo posto per mobilità passiva. Se si è afflitti da un problema serio di salute si deve migrare. A Fondi, in provincia di Latina, l’ospedale soffre da anni di un progressivo impoverimento dei servizi. Con la creazione della zona rossa causa contagio Covid-19 la struttura ha avuto alcuni reparti chiusi e altri trasferiti momentaneamente a Terracina ma resta incertezza sui futuri servizi perché nella stessa Asl di Latina se Fondi piange, Terracina non ride. L’ospedale ormai è verso un lento e progressivo declino. Neanche l’accorpamento di servizi dovuto al coronavirus è servito a rivitalizzare la struttura, che da tempo è minacciata di chiusura. Come a Rieti, anche qui la riduzione di servizi e prestazioni della sanità pubblica sta producendo l’effetto “migrazione” verso centri privati “accreditati” o distanti dalla propria residenza, con tutte le difficoltà del caso.