Pdta, un acronimo oscuro alla maggior parte dei cittadini, divenuto di uso comune in ambito sanitario. Si tratta dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, un insieme di linee guida elaborate dalle Asl che definiscono modalità, tempistiche, procedure da mettere in atto dopo la presa in carico di un paziente con specifiche patologie, di solito croniche. I Pdta, già attivi per lo scompenso cardiaco e il diabete, richiedono però di essere perfezionati, in particolare per patologie emergenti, come l’insufficienza renale cronica. Una malattia che in uno studio del 2020, è risultata in forte crescita nel Lazio, con una prevalenza, per la fascia di età compresa tra i 45 e gli 84 anni del 2,6%, che sale al 10-15% nelle persone di età superiore agli 85 anni. Ė questo l’oggetto della interrogazione a risposta immediata, rivolta dal vicepresidente della commissione Sanità e politiche sociali Rodolfo Lena al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca a cui, l’esponente del Pd chiede quali siano le “azioni intraprese dalla Regione per  inserire la figura del nefrologo nei percorsi terapeutici assistenziali – già esistenti – dello scompenso cardiaco e del diabete, per contrastare la insufficienza cronica renale e le complicanze di queste cronicità così diffuse”. Un problema legato all’aumento dell’età media della popolazione a cui è legato l’insorgere di patologie croniche ma, soprattutto, si avverte l’esigenza di “un programma di prevenzione e trattamento delle malattie renali croniche dalle fasi iniziali, con percorsi di cura in fase ambulatoriale, così da ridurre la necessità di ospedalizzazione e di relativa spesa sanitaria”, scrive Lena nel documento. Senza tralasciare il richiamo alla assistenza territoriale, per “pianificare la gestione dell’insufficienza renale cronica non solo in fase avanzata e in ospedale ma sul territorio, agevolando l’assistenza al domicilio del paziente”, è scritto sulla interrogazione. Tutto in funzione di uno snellimento degli accessi in nosocomio, con un ruolo centrale del medico di famiglia nei casi meno complessi, per non gravare troppo sull’ambulatorio ospedaliero di nefrologia. Da ultimo, non certo per importanza, l’inserimento dello specialista nefrologo nelle case di comunità realizzate con i fondi europei del Pnrr “per meglio contrastare una delle più diffuse malattie croniche che affliggono le persone anziane”, precisa Rodolfo Lena, che sottolinea inoltre l’incidenza della malattia tra soggetti affetti da scompenso cardiaco e da diabete di tipo 2. Un programma di prevenzione da non sottovalutare. (Nella foto: Rodolfo Lena)

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