L’incarico fiduciario è un retaggio feudale

di Angela Corica*

“Trasparenza, legalità, oggettività nell’attribuzione delle funzioni. Il sindacato crede nell’affermazione di tali principi”. Sono le parole del segretario nazionale di Fedir Sanità Antonio Travia, che illustra i fondamenti della battaglia che l’organizzazione dei dirigenti e direttivi amministrativi della sanità conduce da anni, con denunce pubbliche e in sede giudiziaria, contro la politica che si è impossessata delle istituzioni con il proliferare di incarichi fiduciari a personale esterno o a dirigenti interni senza idonea valutazione di competenza professionale. “Siamo l’occhio vigile di quanto avviene nelle Regioni italiane” spiega il segretario. “In Piemonte sono state create Federazioni sanitarie di dubbia costituzionalità, che bypassano le aziende per controllare il settore con fini sempre più politici. A Roma, nella Asl Rm A, sono stati attribuiti incarichi a dirigenti privi di requisiti, in violazione del principio di trasparenza e merito”. Per questo la federazione – aderente alla Confedir – il 20 ottobre scorso ha presentato ricorso al Tar Piemonte e ha avviato un dialogo con il governo, la Funzione pubblica e altre organizzazioni sindacali per sensibilizzare tutti i soggetti istituzionali sulla formazione “diritto/dovere della nostra categoria – precisa Travia – e il ricambio generazionale, altro punto cardine della battaglia sindacale”. “Occorre dare la precedenza al personale direttivo interno laureato di Asl e aziende – conclude l’esponente sindacale – rispetto agli incarichi dell’ex articolo 15 septies (previsto dai decreti 502/92 e 229/99 di riforma sanitaria, ndr) che prevede l’ingresso in azienda di professionisti esterni. Ciò nella triplice ottica di avvalersi di personale già esperto, dare uno sviluppo di carriera agli interni, e contenere i costi legati a tali incarichi frenando il ricorso a contratti di diritto privato”.

*Fedirsanità

 

Elisa Petrone, segretario di Fedirsanità del Lazio illustra ruolo e compiti dei dirigenti

“Senza di noi la sanità si blocca”

Un sindacato di “nicchia” ma combattivo, quali sono i temi di punta? La dirigenza gestionale del Servizio sanitario che, con la riforma della pubblica amministrazione, dal decreto legge 29 del 1993 in poi, doveva diventare autonoma e indipendente dal potere politico e che, invece, ha perso il proprio ruolo grazie a meccanismi quali lo spoil system e il conferimento degli incarichi nelle mani assolute dell’organo di indirizzo politico/amministrativo. Un profilo sintetico dell’amministrativo Il dirigente amministrativo è colui che ha la conduzione degli uffici e delle strutture e senza il quale nessuna attività, neanche sanitaria, può essere avviata e compiuta. Perchè non si riesce a ottenere il giusto riconoscimento? I dirigenti amministrativi sono pochissimi, circa 6000 nel Servizio sanitario nazionale contro i 130.000 dirigenti sanitari che in realtà dirigono assai poco, essendo professionisti puri. Poi, come detto, il potere di vita o di morte della loro attività risiede nelle esclusive mani dell’organo di indirizzo politico/amministrativo. Sulla spending review, qual è la vostra posizione? Da 20 anni si fa spending review sugli amministrativi, dirigenti e non; si è preteso di risparmiare solo su tale categoria. Da 20 anni le assunzioni sono bloccate e non si redistribuiscono le risorse, non si aggiorna il personale. Così, oggi, ci sono uffici del tutto sguarniti sia in termini numerici che di qualità delle risorse. In moltissime realtà ciò si traduce in pessima qualità dei procedimenti amministrativi e conseguente crescita del contenzioso.

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