Ė passato poco più di un mese da Atreju, l’evento promosso da Fratelli d’Italia a Roma ma, considerando le vicende di questi giorni, sembra passato un secolo. Era il 13 dicembre quando – nel corso del convegno “Più investimenti per il riscatto della sanità. La via italiana per la tutela della salute” – il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano (nella foto), lanciò la proposta di un nuovo “Piano Marshall” per salvare Asl e ospedali pubblici. L’autorevole esponente del Pd, vicepresidente della Conferenza Stato-Regioni, organo decisionale della sanità, propose agli avversari di FdI un periodo di distensione, abbandonando le polemiche maggioranza-opposizione e l’avvio di un dialogo, una visione di sanità futura da costruire insieme in nome del benessere della collettività. Neanche a parlarne: le polemiche degli ultimi tempi abbattono ogni speranza e la querelle esplosa il 2 febbraio sulle liste di attesa ne è la prova evidente. Lo scontro si è acceso dopo le dichiarazioni di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, società scientifica di medicina basata sulle evidenze, che ha accusato il governo di essere in ritardo sui provvedimenti per combattere le liste di attesa. Dal 1° agosto 2024 sono entrate in vigore nuove regole per abbattere i tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie – grazie alla legge 107 del 29 luglio 2024, che ha convertito il decreto numero 73 – e tali disposizioni, per avere una corretta applicazione, necessitano di decreti attuativi. “Solo uno dei decreti è stato approvato su sei”, ha sentenziato il gastroenterologo di Gimbe, ricevendo in risposta dal senatore Francesco Zaffini, presidente della X Commissione Affari sociali e sanità, l’accusa di diffondere false notizie. Da fonti ministeriali riceviamo la lista di tutti i provvedimenti in itinere, tra cui risulta approvato dalla Conferenza Stato-Regioni solo il decreto relativo al “funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio” ovvero l’atto che consente di valutare l’andamento delle prestazioni su tutto il territorio italiano, verifica mai effettuata prima, la cui necessità fu rivendicata proprio da Giorgia Meloni nel comizio romano di piazza del Popolo del 1° giugno 2024. Per il resto, emergono tutte le lentezze della Stato-Regioni. Altri decreti sono stati inviati alla Conferenza, rispettivamente il 13 settembre e il 6 novembre 2024 e un ultimo provvedimento porta la data dell’8 gennaio 2025. Una mole di provvedimenti, quelli che si trova ad esaminare questo organismo, che negli ultimi venti anni, con la devoluzione di tutte le funzioni sanitarie alle Regioni, ha aumentato molto il suo raggio di azione e forse ha dilatato i tempi decisionali. Dal 1990 al 2020 sono stati 6.139 gli atti adottati ovvero 204 l’anno e, più o meno, 17 al mese. Sicuramente Michele Emiliano, per dare corso al patto di non belligeranza lanciato ad Atreju, dalla vicepresidenza della Stato-Regioni potrebbe stimolare la Conferenza a una maggiore celerità. Per tranquillizzare Gimbe e facilitare l’attività del governo che, secondo molti suoi esponenti “sta lavorando per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità”. E la polemica continua.

 

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