Liste di attesa, la Regione replica al ministro
La Lombardia, secondo l’assessorato al Welfare, ha impiegato tutti i fondi destinati a ridurre le attese
Non si placano le polemiche tra il ministero della Salute e alcune Regioni, per quanto attiene alla gestione delle liste di attesa. Tutto nasce dalla comunicazione dei dati da parte delle Regioni stesse al ministero, che attesterebbero che del finanziamento di 1.371.956.271 euro per gli anni 2022-23-24 ricevuto da lungotevere Ripa, sarebbe stato impiegato soltanto un quarto dei fondi, ovvero una cifra pari a 323.342.886 euro. Una evidenza che non poteva non vedere una significativa reazione da parte del ministro Orazio Schillaci (nella foto) che, nel richiamare gli enti locali all’applicazione della legge per l’abbattimento delle liste, ha parlato di “resistenze o ritardi nell’applicazione non per carenza di strumenti o risorse ma di volontà politica e organizzativa”. Parole che non potevano non avere un seguito da parte di alcuni presidenti, primo fra tutti Luca Zaia del Veneto, seguito dal lombardo Attilio Fontana. L’inquilino del “Pirellone”, delega a un duro comunicato dell’assessorato al Welfare, retto da Guido Bertolaso, la risposta in cui fa sapere al ministro Schillaci che “Regione Lombardia ha utilizzato 260 milioni per recuperare le liste di attesa relative agli anni 2022, 2023 e 2024, a fronte di risorse statali pari a 229.236.358 milioni. Quindi, oltre ad aver speso interamente i fondi statali per liste d’attesa, ha integrato con 30 milioni di risorse proprie”. Le difficoltà del tormentato rapporto tra centro e periferia, ovvero ministero e regioni, sarebbero da ascrivere alle risorse statali “non sempre puntuali” secondo i responsabili regionali della sanità, che hanno così giustificato l’impiego di risorse per riempire le sofferenti casse della sanità, stornando le stesse dal fondo Covid. Risorse non spese fortunatamente, grazie alla riduzione dei ricoveri e delle prestazioni nel periodo in cui la pandemia stava scemando. La comunicazione proviene dalla direzione generale del Welfare di Regione Lombardia, scaricando così da ogni responsabilità la parte politica, ovvero assessore e presidente ma rimane difficile pensare che tale comunicato non sia stato concordato dagli uffici con quest’ultima. Tanto meno reale, secondo la nota, la notizia secondo cui la Regione non avrebbe speso 46 milioni di fondi statali messi a disposizione per il recupero delle liste di attesa. (LNews)