Sanità, via libera del Consiglio dei ministri al decreto-legge per combattere le liste di attesa. Ecco le principali misure: cup unico regionale o infra-regionale; monitoraggio sulle liste d’attesa affidato all’Agenas; introduzione di visite ed esami diagnostici anche il sabato e la domenica; abolizione dal 1° gennaio 2025 del tetto di spesa per il personale sanitario; aumento delle tariffe orarie del 20% per il personale che dovrà prestare servizi aggiuntivi con tassazione ridotta al 15%; 100 milioni di euro per avvalersi di specialisti ambulatoriali interni per recuperare le liste d’attesa; maggiore coinvolgimento di giovani medici e specializzandi con incarichi fino a dieci ore a settimana; contrasto contro il fenomeno dei gettonisti; possibili assunzioni con contratti di lavoro autonomo. Se le cure non saranno erogate entro 72 ore per le più urgenti e fino a 120 giorni per quelle programmabili, le Asl dovranno assicurare la prestazione in intramoenia o attraverso il privato accreditato con tariffe concordate. Immediate, e contrastanti, le reazioni dei sindacati. Secondo la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi “quello che doveva essere un decreto per affrontare l’annosa questione delle liste d’attesa si sgonfia di aspettative, finendo per prevedere cose che sono già, in gran parte, previste dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa (Pngla) 2019-2021”. La dirigente sindacale si riferisce alle classi di priorità per le prescrizioni (urgente, breve, differibile e programmata), al Cup unico regionale con tutte le agende di prenotazione delle prestazioni disponibili – sia del pubblico che del privato convenzionato -, al sistema di monitoraggio, alle disdette delle prenotazioni, ai percorsi di tutela e il divieto di liste chiuse. Soluzioni già proposte e applicate che, a quanto pare, non hanno prodotto alcun risultato. “Il piano governativo delle liste di attesa prevede inoltre – chiarisce Barbaresi – la possibilità di accertamenti diagnostici il sabato, la domenica e nelle ore serali, ma nel decreto d’urgenza non si indica con quali professionisti”. Qui la preoccupazione è riferita a un servizio sanitario in affanno per carenza di risorse umane, elemento che rende improbabili coperture dei turni in orari extra. “Servono soprattutto risorse da investire nel Servizio sanitario nazionale, nel suo personale, quello in forza e quello da assumere al più presto – precisa la sindacalista – se tutto l’impianto si regge a risorse invariate, si verificherà semplicemente il travaso di risorse dal sistema pubblico a quello privato”. Le risorse, elemento dolente di questo decreto e del disegno di legge, composto da 15 articoli, in cui si prevede il superamento del tetto di spesa per l’assunzione di personale, fermo al 2009, in cui non sono indicate risorse aggiuntive per il Fondo sanitario nazionale, cosa che ha molto impensierito i presidenti di regione e le organizzazioni professionali di settore. Spezza una lancia in favore del governo il segretario nazionale Ugl Salute Gianluca Giuliano. “Il nostro giudizio sui provvedimenti attuali è positivo perché – commenta – nonostante le dissennate politiche di tagli dei governi precedenti, che non hanno mai esitato a sforbiciare nella sanità per tappare buchi, il cammino per restituire agli italiani il diritto a curarsi in tempi adeguati sembra finalmente avviato”. Elemento di soddisfazione per Giuliano è l’abolizione del tetto di spesa per l’assunzione di personale nel 2025, con l’innalzamento dal 10 al 15% per le Regioni che lo richiederanno. “Si gratificano i professionisti, con il previsto aumento del 20% delle tariffe orarie per le prestazioni aggiuntive e, finalmente, come la Ugl Salute aveva più volte richiesto, si applicherà una flat tax del 15% sugli straordinari al di là del reddito del singolo operatore”, continua il segretario. Apprezzamento è espresso inoltre per il maggiore controllo sulla attività libero professionale a scapito di quella erogata dal servizio pubblico e per il ricorso agli specializzandi per debellare l’impiego dei gettonisti, che insieme al monitoraggio prestazioni di Agenas – l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – e alle prenotazioni Cup allargate al privato accreditato, completano il quadro delle innovazioni previste dall’esecutivo e annunciate dal ministro della Salute Orazio Schillaci. Costante, secondo il ministro, è stata l’interlocuzione con il dicastero dell’Economia, il che porterebbe a ritenere che le risorse per l’attuazione delle misure siano disponibili. Schillaci ha rivendicato anche il continuo confronto con le Regioni – che, al contrario, sostengono di non essere state interpellate – con gli ordini professionali e le associazioni di cittadini. Secondo il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, “I fondi servono sicuramente però ritengo che questo primo passo importante dia un segnale al sistema” quindi, non resta che attendere. E in seguito, si tratterà di verificare se al momento delle verifiche periodiche, scatteranno per i direttori generali di Asl e ospedali le decurtazioni del 10% sulla retribuzione di risultato, qualora le liste di attesa non venissero abbattute restituendo al cittadino la possibilità di visite ed esami in tempi ragionevoli.

 

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