L’ospedale di Bracciano non chiuderà
L’ospedale Padre Pio è salvo, il piano di rientro della regione un po’ meno. Con sentenza 3242/2010, la terza sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Pier Giorgio Lignani, ha ribaltato la precedente decisione del Tar del Lazio che ne prevedeva il declassamento a presidio distrettuale di tipo B, che avrebbe comportato la trasformazione in semplice punto di primo intervento con possibilità di trasferimento nell’ospedale più vicino in caso di necessità. Il collegio giudicante ha invocato l’articolo 97 della Costituzione, l’articolo 8 del decreto 502 del 1992 – norme di riordino della sanità – e la legge regionale numero 18 del 1994 sull’organizzazione delle Asl e aziende ospedaliere. Eccesso di potere per illogicità e contraddittorietà interna, difetto di istruttoria, travisamento dei fatti, nonché difetto (carenza e/o insufficienza) di motivazione. Queste le argomentazioni che hanno accolto le ragioni dei ricorrenti, i comuni di Bracciano, Anguillara, Trevignano, Canale Monterano, Ladispoli e Cerveteri, contrari alle previsioni del decreto 80 del 2010 che riorganizza la rete ospedaliera del Lazio. Numerose le obiezioni sollevate nei confronti della prima sentenza e delle valutazioni operate dal commissario ad acta per la sanità e presidente della regione Renata Polverini. In primo luogo la difficoltà, sulla base di una relazione della polizia provinciale, di raggiungere da Bracciano gli ospedali più vicini entro il limite dei 45 minuti, la cosiddetta golden hour, tempo massimo per prestare un soccorso tempestivo ed efficace. L’elisoccorso, ipotizzato dalla regione quale mezzo sostitutivo rispetto al trasporto via terra, non sarebbe tale secondo i giudici, sia per la limitatezza dei posti disponibili a bordo, sia per la possibile incompatibilità al volo in base alle condizioni atmosferiche. “Inoltre – argomentano dal Consiglio di Stato – il piano di riorganizzazione ospedaliera avrebbe dovuto tener conto degli investimenti effettuati di recente per circa 5 milioni destinati a nuovi locali del pronto soccorso, quattro posti nella terapia intensiva e due nuove sale operatorie inaugurate nel marzo 2010, ma non risulta che il commissario ad acta li abbia adeguatamente valutati”. Tra le motivazioni addotte dai magistrati, vi è anche “l’errata quantificazione del bacino d’utenza dell’ospedale, che considera solo gli abitanti di Bracciano, senza alcun riferimento ai comuni limitrofi e la frequenza di corsi universitari, con sede nel nosocomio, da parte di più di 200 studenti. Spicca nella sentenza il riferimento sulle attese in pronto soccorso, “dovute a numerose variabili tra cui l’indisponibilità di posti letto, il cui numero è pari a circa 0,0/1000, mentre il fabbisogno accertato è pari a 3,3/1000.