Malasanità: “Anche noi medici siamo vittime”

WCENTER 0CHIABDBYZ -  per ar 10 foto n 3Non solo i pazienti. Anche i medici mettono sotto accusa la cattiva sanità che, a loro avviso starebbe portando allo “stravolgimento di un sistema di assistenza sanitaria che finora aveva garantito la tutela dei bisogni di salute di tutti”. Utilizzando termini oggi in voga, i camici bianchi rappresentanti di varie sigle sindacali, dichiarano che con gli atti aziendali (regolamenti interni di organizzazione delle Asl, ndr) in corso di attuazione, “si stanno asfaltando i servizi a produzione diretta creando apparati ipertrofici di supporto burocratico in gran parte non utili per i cittadini”. Consapevoli della “crescente ostilità” che i cittadini mostrerebbero verso la categoria, i camici bianchi elencano, tra le cause principali della disorganizzazione della sanità pubblica, la riduzione degli organici con conseguenti turni massacranti di lavoro e la precarizzazione dei professionisti. Parla per tutti Giuseppe Lavra, segretario generale dell’organizzazione sindacale Cimo Lazio: “I medici si sentono ingiustamente maltrattati e umiliati dalle innovazioni organizzative fallimentari che si stanno prospettando in alcune aziende sanitarie”. In particolare, i settori più penalizzati secondo i sanitari, sono i servizi di prevenzione e quelli di laboratorio, oggetto di una profonda trasformazione che ne minerebbe l’efficienza. Negli atti aziendali delle Asl sarebbe previsto un drastico ridimensionamento dei servizi deputati ai controlli alimentari, con gravi ripercussioni sulla sicurezza e la nutrizione. Tutto nasce infatti con il previsto accorpamento con i servizi veterinari che, secondo il parere dei medici della prevenzione, “hanno competenze diverse, che derivano da specifici percorsi formativi universitari, che non possono essere stravolte con un atto organizzativo locale”. Ulteriore preoccupazione è suscitata dal decreto 219 del presidente commissario al rientro dal deficit Nicola Zingaretti, che prevede “la riorganizzazione, razionalizzazione e consolidamento delle attività di laboratori analisi pubblici”, con l’adozione di un nuovo modello basato sulla “centralizzazione delle attività in un numero ridotto di strutture di elevata capacità produttiva collegate in rete”. Modello che, secondo gli esperti, sarebbe un danno per l’utenza, per i dipendenti e per le casse pubbliche “non essendo quantificati i benefici economici, al netto degli inevitabili ingentissimi costi necessari alla realizzazione delle 8 previste mega-strutture, in evidente contrasto con quanto stabilito sempre da una delibera regionale, la 1040 del 2007 che ribadiva invece l’esigenza di escludere la creazione di mega-laboratori”.

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