Dalla protesta alla festa. Il 12 luglio, data in precedenza scelta dalle mamme per contestare la chiusura della Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale accreditato Cristo Re, sarà trasformato da  giorno di indignazione in una data di gioia. Ė una grande vittoria per tutti coloro che avevano stigmatizzato la decisione della società Giomi, che amministra la struttura, di chiudere il reparto di eccellenza e le 15mila firme raccolte in pochi giorni per protesta stanno a testimoniarlo. “Scenderemo in piazza non per manifestare ma per festeggiare”, ha scritto una delle organizzatrici sui social. L’amministrazione ha fatto un passo indietro, non solo per l’indignazione generale che aveva suscitato la decisione ma anche per la mediazione della Regione Lazio, che ha colto il senso di disagio di una collettività che non ne può più di tagli e soppressioni di servizi sanitari, una politica che nell’ultimo decennio ha privato i cittadini di importanti strutture e fondamentali servizi. La vicenda, risale al 21 giugno (vedi https://www.sireneonline.it/wordpress/cristo-re-pochi-parti-chiude-maternita/), quando i vertici dell’ospedale di via delle Calasanziane, in zona Pineta Sacchetti,  comunicarono la volontà di smantellare il punto nascita. E ora, sotto una incontenibile pressione della collettività sono stati costretti a fare marcia indietro. Un grande risultato, che insieme all’annuncio del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca sulla riapertura del San Giacomo, potrebbe far pensare come il vento stia cambiando. E all’appello manca ancora il Forlanini.

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