Mattarella fa il bis: per gli ospedali si spera
Ė un momento importante. Da pochi minuti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato riconfermato al Quirinale, dopo una travagliata settimana di votazioni andate a vuoto e defatiganti trattative tra i partiti. Esprimiamo le nostre felicitazioni al Capo dello Stato e segnaliamo che, al raggiungimento del quorum, alle 20:21 in punto, abbiamo ricevuto un messaggio dai rappresentanti del coordinamento dei comitati “Salute Bene comune”, che quattro giorni prima dell’inizio delle votazioni avevano inviato un appello all’uscente presidente, da noi pubblicato. Il whatsapp esprime un senso di gratitudine nei nostri confronti, quasi fossimo stati profetici della riconferma dando risalto alla notizia con foto della più alta carica della Repubblica. Sicuramente i sostenitori della riapertura degli ospedali San Giacomo e Forlanini non si fermeranno, come ci hanno ricordato nel messaggio. E hanno ribadito quel passaggio dell’appello, in cui si rivolgono allo “stimato presidente affinché cessino le condizioni ostative opposte alla riapertura dei nosocomi, da parte di attori istituzionali non in sintonia con la volontà dei cittadini”. Una riflessione dovrebbero farla anche i citati “attori istituzionali non in sintonia con la volontà dei cittadini”. In sintesi: gli amministratori della Regione Lazio. Non è un caso se, nel finale della nota i rappresentanti del coordinamento si riferiscono a un “esemplare settennato in totale sintonia con il comune sentire degli italiani”. Una empatia che dovrebbe condurre – secondo il coordinamento – quale primo passo del nuovo inizio di Sergio Mattarella, a dimostrare concretamente di essere dalla parte della collettività, che non chiede altro che la corretta applicazione dell’articolo 97 della Costituzione, nella parte in cui si statuisce che “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”. Un buon andamento messo fortemente in discussione dal non riutilizzo e le condizioni di degrado in cui versano due pregevoli beni pubblici appartenenti alla collettività.