Una carenza atavica, quella dei medici di famiglia, nata nel tempo da una errata programmazione e da altri fattori collaterali, che fanno sì che il problema si acuisca nel periodo estivo delle ferie. Secondo dati forniti dall’Ordine di Roma e provincia nella scorsa primavera, soltanto nella capitale mancavano 500 camici bianchi, dato che ha indotto la Regione Lazio guidata da Francesco Rocca a correre subito ai ripari con gli appositi bandi, mentre in tutta la Regione il numero degli ambulatori liberi ammontava a 1200. La difficile situazione, oggi parzialmente attenuata, vede comunque vuoti preoccupanti un po’ in tutto il territorio regionale. Il problema è stato sollevato dalla consigliera Eleonora Mattia, che ha depositato una mozione in Consiglio regionale con tanto di possibili soluzioni illustrate. Sono 390 i cosiddetti ‘ambiti’ scoperti, ovvero le postazioni che necessiterebbero del titolare di un ambulatorio attualmente assente, di cui 90 comuni con bisogno urgente di medici di medicina generale, riporta la mozione. Guida la non invidiabile classifica l’Asl Latina con 103 medici di famiglia da assegnare e sempre per la provincia seguono Frosinone con 54 ambiti scoperti, Viterbo con 43 e Rieti 15. Analogo discorso per l’area metropolitana di Roma: la Asl Roma 4 (Civitavecchia, Bracciano)  necessita di 42 camici bianchi di cui, come precisa il quotidiano “Il Tempo” scarseggiano in particolare i comuni di Tolfa, Allumiere, Manziana, Trevignano Romano, Morlupo, Rignano, Sacrofano, Capena. Un intero territorio desertificato, in tema di offerta sanitaria. Così come nelle Asl Roma 5 (Tivoli) che necessita addirittura di 86 dottori e la Asl Roma 6 (Castelli Romani e litorale) che vede territori importanti come la città di Velletri – con 52mila residenti – Ciampino, Marino, Ardea, Pomezia, Lariano, Anzio e Nettuno in sofferenza, privati di 42 medici di famiglia. Nella sua mozione l’esponente regionale del Pd indica, quale modello da seguire, il piano adottato nella Regione Toscana con incentivi economici, formazione e crescita professionale, sperimentazione nei distretti periferici. Sostegni che potrebbero motivare di più i professionisti per i quali, sempre secondo proiezioni degli Ordini professionali, potrebbe registrarsi una ulteriore moria nei prossimi anni, causa pensionamenti e difficoltà nel reclutamento di nuove leve. La consigliera auspica inoltre una maggiore autonomia alle Regioni, che renda gli enti in grado di applicare tali incentivi nelle aree più disagiate: oltre alle zone montane siti interni e periferie urbane. Un modello applicabile a tutti i professionisti, con il coinvolgimento di ordini professionali e università. (Agenpress)

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