Medici di famiglia per la prevenzione

spondiloartrite_fig_vol2_033110_001Medici di famiglia in prima linea nella lotta alle malattie reumatiche. Accade nel XIV municipio di Roma ex XIX, che comprende i quartieri di Primavalle, Monte Mario, parte di Aurelio e Trionfale. I sanitari sono stati coinvolti in un progetto, partito dall’Università Cattolica – Policlinico Gemelli, volto a prevenire una particolare patologia, la spondiloartrite a interessamento assiale, che affligge in particolare le donne sovrappeso. In tale circostanza infatti, è fondamentale iniziare un iter terapeutico prima che sia tardi, così da rendere le terapie più rapide ed efficaci possibile. Tale percorso prende le mosse dalla donazione di una risonanza articolare al policlinico di Pineta Sacchetti, che permette alle pazienti che si sottopongono a tale esame di avere una diagnosi precoce della malattia, che colpisce in particolare la colonna vertebrale e le articolazioni sacroiliache, oltre a quelle periferiche. Il nesso tra la cura della patologia e le possibilità di guarigione legate al peso corporeo, è stato studiato dai ricercatori della Cattolica Elisa Gremese e Gianfranco Ferraccioli, attraverso una ricerca i cui risultati sono stati pubblicato sulla rivista Rheumatology. La spondiloartrite colpisce lo 0,5-1% della popolazione e ha il suo esordio, mediamente a 28-30 anni; solo nel 12-15% dei casi esordisce dopo i 40 anni. La malattia è geneticamente condizionata e si scatena in genere come conseguenza di infezioni, che innescano il processo nella maggioranza dei casi in individui geneticamente predisposti ad ammalarsi. I sintomi principali di questa malattia sono dolore alla colonna soprattutto di notte e al primo risveglio, rigidità mattutina e impotenza nei movimenti della colonna (flessione, estensione, rotazione tronco su bacini, cerviconucalgia). Si cura con farmaci antiinfiammatori, ma se dopo un mese non si notano miglioramenti sensibili, allora bisogna intervenire con farmaci biologici. Ma anche in questo caso non tutti i pazienti rispondono bene ai farmaci, non tutti vanno in remissione: precisamente solo il 40-50% di loro va in remissione completa, il 75-80% in remissione parziale. “Abbiamo scoperto che l’obesità aggrava la prognosi della malattia nelle donne – spiega il professor Ferraccioli – le pazienti infatti, rispondono meno alle terapie se sono obese o in sovrappeso. Lo abbiamo scoperto seguendo una casistica di oltre 50 donne con spondiloartrite della colonna e seguite in follow-up ormai per più di 24 mesi, causa la maggiore infiammazione prodotta dal grasso corporeo”, aggiunge il reumatologo della Cattolica. Elemento essenziale è quindi la diagnosi precoce e i medici di famiglia, in tal senso, avranno un ruolo determinante.

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