Medici italiani Covid19: “il futuro è la cura domiciliare”
Lotta al virus: migliaia di medici, di tutte le specialità attivi negli ospedali e nei servizi territoriali di tutta Italia si uniscono e fanno massa critica sfidando il muro delle incertezze sulla patologia, condividendo da due mesi informazioni preziose sull’insorgenza, il contenimento, i trattamenti idonei, le modalità di intervento. Nasce così “Medici Italiani Covid 19”, una comunità scientifica con esperienza quotidiana sul campo, il cui manifesto si sostanzia in un appello rivolto al ministro della Salute Roberto Speranza, ai presidenti di Regione, al presidente della Federazione Medici (Fnomceo), agli omologhi degli Ordini regionali. La conclusione è univoca: “i pazienti vanno trattati il più presto possibile sul territorio, prima che si instauri la polmonite interstiziale bilaterale, che quasi sempre conduce al reparto di rianimazione”. Dalle esperienze pratiche – non senza una attenta disamina della letteratura scientifica internazionale – emerge che l’insorgenza della polmonite è determinata da un processo infiammatorio dovuto all’attacco del virus alle citochine, molecole prodotte dalle cellule, che sovra stimolate diventano tossiche e aggrediscono vari tessuti, provocando fenomeni trombotici e infiammazione dei vasi sanguigni. Il tutto corrisponde alla casistica dei sintomi riscontrati nell’esperienza quotidiana, per questo i camici bianchi oltre a esigere gli strumenti di difesa e controllo essenziali, quali i tamponi e i dispositivi di sicurezza per tutti gli operatori, puntano a “rafforzare l’assistenza territoriale, vero punto debole del Servizio sanitario nazionale”. “Occorre immediatamente attivare le Usca – unità speciali di continuità assistenziale con medici dedicati alla gestione domiciliare dei pazienti, avvalendosi dell’esperienza di noi tutti nel trattamento precoce”, suggeriscono nella nota. Questi team assistenziali, istituiti con decreto legge il 9 marzo scorso, in molte regioni stentano ancora a decollare. I “Medici Covid 19”, per facilitare il loro compito, azzardano l’uso di terapie “off label” (non autorizzate dagli enti competenti, ndr), sebbene alcune siano riconosciute dall’Agenzia del farmaco. “La tempestività può fermare il decorso dell’infezione verso la malattia conclamata quindi arginare, fino a sconfiggere l’epidemia. Avvalersi delle esperienze sul campo senza ostacoli burocratici nelle prescrizioni e nelle cure può risultare la strategia vincente”, insistono. Paventando una seconda ondata di contagi, i sanitari chiedono la mappatura indispensabile dei pazienti asintomatici per scongiurare possibili “ondate di ritorno”.