Medici stranieri, il Lazio apre alle richieste di Amsi

L’atavica carenza di risorse umane nella sanità continua a colpire. Anche la Regione Lazio non è esente da tale problema e la ricerca di personale sanitario si fa ancora più pressante per far fronte alla quarta ondata della pandemia da Covid-19 che, sebbene sotto controllo nel nostro Paese non deve cogliere gli ospedali impreparati. Si stima che nella nostra regione manchino 350 medici di urgenza e altrettanti anestesisti. A farsi avanti, per venire incontro alle esigenze delle aziende sanitarie e ospedaliere, è l’Amsi – Associazione dei medici stranieri in Italia, attraverso il suo presidente Foad Aodi, che attraverso un confronto con l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato ha concordato possibili modalità di reclutamento dei sanitari. “Nel Lazio abbiamo molte difficoltà a reclutare gli specialisti – ha dichiarato D’Amato – sarebbe il caso di attribuire permessi di soggiorno a chi ha qualifiche riconosciute dallo Stato per venire a lavorare in Italia. L’idea è quella di applicare le norme previste dal decreto “Cura Italia” e di includere nel servizio, attraverso i bandi, coloro che lavorano da almeno cinque anni, parlano correntemente la nostra lingua, sono iscritti all’Ordine dei medici. Sono 77mila 500 i professionisti sanitari di origine straniera presenti in Italia e, secondo Aodi “Per combattere la pandemia occorrono visione e confronto internazionale e non solo locale”. Il presidente cita, non a caso, l’impegno dell’Amsi negli anni per sostenere la salute globale, anche attraverso i media, rimarcando l’importanza di attuare buone pratiche a livello internazionale.

(Nella foto: il professor Foad Aodi)

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