Facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria: cambiano le modalità di accesso, con lo stop alla lotteria dei quiz. Un’odissea che negli anni ha posto uno sbarramento a tanti giovani che magari, potendo accedere sarebbero diventati bravi internisti, chirurghi, dentisti o veterinari e che sono stati bloccati da un test ritenuto inadeguato da più fonti. La commissione Istruzione del Senato, con una legge delega, rivede i criteri per l’accesso a queste facoltà universitarie, abolendo la prova con le domande “trabocchetto” e consentendo agli studenti di essere valutati dopo il primo semestre di corsi in base agli esami sostenuti, uniformi per tutti, così da stilare una graduatoria nazionale basata sul merito. Dai 20mila di quest’anno i posti aumenteranno a 25mila e chi non verrà selezionato per il secondo semestre, potrà iscriversi ad altri corsi accademici utilizzando i crediti formativi già acquisiti. Una piccola rivoluzione, che prelude alla riorganizzazione del complesso universo delle professioni sanitarie, guardando alla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale – da anni in crisi organizzativa ed economica – e alla razionalizzazione degli studi universitari, messi da più parti in discussione. Non indifferenti alla novità, per le implicazioni istituzionali che comporta la disponibilità di camici bianchi negli ospedali, i presidenti di regione. Chi non ricorda i coloriti epiteti del campano Vincenzo De Luca, che tanto contestava i vecchi criteri di selezione, definendoli “criminali” se non “camorristici”. E dal Sud al Nord, l’interesse non cala per i governatori, che in penuria di medici trovano difficoltà a organizzare Asl e ospedali, di diretta gestione regionale. Fra tutti, il veneto Luca Zaia, che in una nota esprime la propria soddisfazione per quella che definisce “una buona notizia per la nostra sanità e un cambiamento di passo nel reclutamento di quelli che saranno i futuri medici. Da anni mi batto per l’abolizione del numero chiuso – continua Zaia – e finalmente inizieremo a porre rimedio alle conseguenze delle errate programmazioni calate dall’alto in passato”. La legge delega dovrebbe consentire l’accesso con esami dopo il semestre, dall’anno accademico 2025-2026. Una possibilità in più per arrivare subito a una più equilibrata selezione perché, commenta ancora il presidente del Veneto: “Non è un test iniziale che può individuare i grandi medici e chirurghi; questi si rivelano durante l’iter universitario e con l’esperienza sul campo, quando si confrontano in sala operatoria o in corsia”. Il fabbisogno di futuri nuovi medici è di 30 mila professionisti in più nei prossimi sette anni. “Per soddisfare tale richiesta – ha spiegato il ministro dell’Università e ricerca Anna Maria Bernini in conferenza stampa – abbiamo già aumentato i posti disponibili per i corsi di laurea in Medicina Chirurgia e Veterinaria, ma con oggi rivediamo completamente i criteri di selezione”. All’evento del 16 ottobre, tenutosi al Senato nella Sala dedicata ai Caduti di Nassiriya, hanno partecipato i presidenti delle commissioni Istruzione e Sanità di Palazzo Madama, Roberto Marti e Francesco Zaffini. “L’azione del governo in questa delega sarà diretta a togliere dei tabù – ha assicurato Zaffini – l’obiettivo è superare i limiti dell’attuale sistema e razionalizzarli affinché la selezione sia fatta nei modi e nelle materie giuste e non con i metodi precedenti”. Metodi che forse ci hanno privato di potenziali brillanti professionisti, imbarcando abili solutori di indovinelli.

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