Monoclonali: l’Aifa sotto la lente dei giudici contabili
La notizia era nell’aria da tempo e a mano a mano ha preso consistenza. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sarebbe sotto indagine contabile per un presunto danno erariale, causato dal rifiuto di ricevere dieci mila dosi di farmaci monoclonali gratuite. A riferirlo è Mario Giordano nel corso della trasmissione “Fuori dal coro” di martedì 5 ottobre e, quali motivazioni addotte dai magistrati contabili, che hanno messo sotto la lente di ingrandimento la presunta “scelta pubblica non ponderata” dell’Aifa, ci sarebbe il rifiuto di acquisire 10mila dosi di monoclonali offerte gratuitamente dalla casa farmaceutica Eli Lilly, per comperarle poi a marzo con impegno oneroso. Si decise tutto in una riunione del 29 ottobre 2020, in cui al centro dell’attenzione si pose la possibilità di usare il farmaco sperimentale, rivelatosi poi estremamente efficace nella cura al Covid se assunto tempestivamente, nei primi giorni di manifestazione dei sintomi della malattia. Ci sono però altri lati oscuri della vicenda, che richiamano alla segretezza del verbale di quella riunione, sebbene richiesto da altri magistrati, quelli amministrativi del Tar del Lazio, così come sarà da chiarire la iniziale riservatezza sulla offerta gratuita, tenuta nascosta dall’Aifa per molti mesi. E ora la palla passa al direttore generale dell’agenzia Nicola Magrini, che dovrà rendere note le motivazioni di un rifiuto iniziale trasformatosi poi in assenso nel mese di marzo 2021, con ben altri impegni finanziari per le casse pubbliche. Non è la prima volta che la procura della Corte dei conti del Lazio contesta un danno erariale all’ente incaricato di vigilare sulla qualità e sulla immissione in commercio dei farmaci. Nel 2019 i magistrati contestarono un danno erariale da 197 milioni di euro all’ex direttore generale dell’Aifa Luca Pani, al suo successore Mario Melazzini e ai componenti della commissione tecnico-scientifica, che secondo i giudici deliberò “ingiustificate limitazioni alla rimborsabilità” del farmaco Avastin nel trattamento della maculopatia senile – patologia oftalmica diffusa tra gli anziani – continuando a far prescrivere ai medici del servizio sanitario il Lucentis, rimedio che costa circa 80 volte di più del primo, con aggravio di centinaia di milioni in più per le disastrate finanze della sanità italiana.