Omicidio preterintenzionale ed esercizio abusivo della professione medica. Ė questa l’ipotesi di reato formulata dal sostituto procuratore di Velletri Ambrogio Cassiani, che ha disposto gli accertamenti per stabilire la causa della morte del bambino di venti giorni, sottoposto a circoncisione in condizioni di massima insicurezza.  Ė accaduto venerdì 24 marzo all’alba, nell’abitazione di una famiglia nigeriana a Colonna, un piccolo centro vicino Roma. Il piccolo, portato dalla mamma d’urgenza al policlinico di Tor Vergata, è spirato prima di arrivare in ospedale. Sul tema si è espresso Foad Aodi, presidente Amsi, Associazione dei medici stranieri in Italia e membro della commissione Salute globale della Fnomceo, Federazione dei medici e odontoiatri, che esprimendo il suo dolore per l’accaduto, ha evidenziato la necessità di un intervento decisivo da parte delle istituzioni. “Chiediamo un incontro urgente al ministro della Salute Orazio Schillaci e al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca – ha esordito Aodi – affinché’ in tutte le Regioni siano emanate disposizioni per tutelare la salute dei bambini e combattere le circoncisioni clandestine, con tutto il mercato nero ad esse collegato e scongiurarne le complicanze”. Da fonti Amsi, si apprende che sarebbero 8.500 le circoncisioni eseguite in Italia, secondo un rituale osservato dalle popolazioni del nord Africa. La Regione con più interventi è il Lazio, seguita da Lombardia, Veneto, Piemonte, Campana e Sicilia. E il numero degli interventi eseguiti in clandestinità si aggira intorno al 40%, con complicanze nel 15% dei casi. Numeri allarmanti, specie se si considera lo sforzo compiuto da Amsi, da Comai, comunità del mondo arabo in Italia, dal movimento Uniti per unire, dalla Fnomceo e da molti altri protagonisti della comunità scientifica, che hanno sollecitato l’apertura di ambulatori dedicati nelle strutture pubbliche. Nel mondo si stima che il 30% degli uomini sia circonciso per motivi religiosi, culturali o legati alla prevenzione. In Italia stanno aumentando le richieste in quanto il 99% delle famiglie musulmane vuole ricorrere a questa pratica sin dai primi mesi di vita dei bambini e le liste di attesa si allungano. I ritardi, dovuti anche ai rallentamenti nel periodo pandemico, potrebbero aver favorito un incremento del “fai da te”, con notevole aumento dei rischi per i bambini e di un mercato clandestino che le istituzioni dovrebbero quanto prima stroncare. (Nella foto: Foad Aodi)

 

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