Muri deturpati, la storia di chi contesta
Il movimento ViVi, nato nel 2021, comunica sui social favorendo blitz contro le istituzioni sanitarie
Profonda indignazione ha suscitato l’imbrattamento della facciata di una struttura della Asl Roma 2 adibita a casa della salute, in via della Tenuta di Torrenova (nella foto), zona Casilina, avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, con accuse ai danni provocati dalle inoculazioni del farmaco anti Covid e al personale sanitario. Non si tratta di un episodio isolato. Nella capitale, i seguaci del movimento denominato ViVi, caratterizzato dall’iconico simbolo della doppia V inscritta in un cerchio rosso sangue, si erano palesati per la prima volta nel giugno dello scorso anno, deturpando l’ingresso dell’Istituto per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” sulla via Portuense, polo regionale e simbolo della cura al Covid e in seguito, il perimetro di ingresso del cimitero di Trigoria. Sarebbe riduttivo però, individuare negli autori degli atti vandalici la variegata galassia di persone non favorevoli al farmaco somministrato in massa per ridurre gli effetti del Covid. Il gruppo è molto di più. Nato nel periodo della pandemia, si caratterizza per la comunicazione tra adepti che avviene sul canale social Telegram e per l’aggressività del messaggio, indirizzato ai medici addetti alle somministrazioni dell’antidoto e, in generale, al personale sanitario. I loro idoli si rifanno alla rivoluzione zapatista e il loro credo si identifica con atti vandalici; su di loro la Digos sta indagando dal 2021, a tutt’oggi senza apparenti risultati, sebbene le loro azioni siano estese in molte regioni italiane. Dal Veneto al Friuli e all’Emilia Romagna, passando per la Liguria, si sono contraddistinti per aver assalito con bombolette spray e vernice rossa – al contrario degli imbrattatori pseudoambientalisti non usano prodotti lavabili – numerosi e diversificati siti: oltre alle Asl, istituti scolastici, sedi Cgil, redazioni di giornali, cimiteri e perfino stadi. Nel mirino, oltre a medici e infermieri anche sindaci e presidenti di Regione, tra cui il ligure Giovanni Toti, il veneto Luca Zaia e medici come Matteo Bassetti e Antonella Viola. Alla redazione della “Gazzetta di Modena” hanno proposto una sorta di scambio: “la smettiamo con il vandalismo se pubblicate le nostre verità”. Dietro il gruppo si sospetta un’unica regia e si dice che qualche tempo fa sul social da loro più frequentato, sia stato bandito un concorso a premi con riconoscimento per chi si fosse distinto per aver compiuto l’azione di disobbedienza più spettacolare.