Nasce l’Assemblea del Lazio per la salute e i diritti
Servizi territoriali in rete, prevenzione, assunzioni, no privatizzazioni. La salute legata ad altri diritti per i comitati di base
Sanità e salute: c’è chi rivendica tali diritti scendendo in piazza. Ė quello che dal mese di settembre propone l’Assemblea del Lazio per la Salute, una novità nel frastagliato panorama delle organizzazioni di base, da tempo in lotta contro un servizio sanitario che non risponde più ai principi per cui fu istituito: un sistema universalistico, equo e gratuito. Associazioni, gruppi e aggregazioni di varia natura, tutti uniti nell’esprimere un punto di vista “non conforme”, per la prima volta dopo tanto tempo si sono coordinati con obiettivi comuni e hanno rivendicato la propria soggettività con una manifestazione sotto la sede della Regione Lazio il 20 settembre. Ma la lotta non si ferma e si incanala in un percorso di mobilitazione che coinvolgerà vari settori della città di Roma e delle province, proponendo infine una manifestazione sulla salute che avrà come parole d’ordine lo sviluppo della medicina territoriale, la tutela della salute intesa non solo come assistenza e medicalizzazione ma come risultato di fattori sociali ed economici che assumano come battaglie l’abitare e la medicina di genere. Per questo nell’assemblea, le porte sono aperte ad altre realtà non precipuamente sanitarie che sostengano la giornata di mobilitazione e si affianchino alle rivendicazioni principali. All’interno, ad esempio, è presente il “coordinamento delle assemblee delle donne e delle libere soggettività dei consultori del Lazio”, impegnato in questi giorni in significative rivendicazioni nei confronti della Regione guidata da Nicola Zingaretti, legate alla contraccezione gratuita nelle strutture pubbliche per le ragazze della fascia di età tra i 15 e i 19 anni. E le tematiche non si fermano soltanto alle mere richieste di servizi e di offerta sanitaria: in primo piano anche la condizione di molti operatori sanitari che subiscono procedimenti penali per aver denunciato pubblicamente storture e inefficienze dei servizi o le rivendicazioni dei lavoratori esternalizzati, come i dipendenti del Recup, il servizio regionale di prenotazioni telefoniche, sempre in bilico, considerata la precarietà del rapporto di lavoro dei dipendenti.