Nomine e polemiche, la Fials chiede chiarezza
Spallanzani, scoppia la polemica sul neo direttore generale. A qualcuno il nome di Francesco Vaia, nominato il 31 marzo scorso alla guida dell’Istituto nazionale per le malattie infettive non va giù. Nei giorni scorsi a farsi sentire è stata l’organizzazione sindacale Fials, che in una nota stigmatizza la decisione della commissione sanità della Regione Lazio, andando a ritroso nel tempo, al periodo in cui il professionista fu nominato direttore sanitario del Policlinico Umberto I. Secondo quanto sostengono i sindacalisti della segreteria provinciale, l’allora direttore generale dell’ospedale universitario Domenico Alessio, produsse una delibera, la numero 658 del 2017 in cui si specificava che “non è risultata espletata alcuna evidenza pubblica che abbia fatto conseguire al dottor Francesco Vaia la qualifica di dirigente medico di II livello, né sono emersi atti organizzatori che abbiano individuato nell’ambito dell’azienda un’articolazione interna, nella fattispecie Unità operativa complessa, denominata direzione di presidio”. Traducendo dal linguaggio tecnico: all’epoca non risultava ai vertici ospedalieri che Vaia avesse avuto quella progressione di carriera che legittimava la sua collocazione in ruolo apicale, tale da poter concorrere a posizioni di vertice. Per questo nello stesso atto si chiedeva una sorta di “retrocessione” del dirigente medico dal II al I livello con “annullamento in autotutela dei provvedimenti precedentemente assunti”, ovvero l’inefficacia della nomina a direttore sanitario. Atti, provvedimenti e cavilli giuridici che nella sanità orientano in un modo o nell’altro la scalata alle poltrone più alte e che, spesso, difettano dei requisiti richiesti senza che alcuno ci faccia caso, dipende dalle situazioni. Il sindacato in ogni caso non demorde e ha chiesto “l’intervento tempestivo della Procura della Repubblica per verificare la legittimità della nomina del dottore Francesco Vaia” è scritto nel comunicato, in cui si chiede anche “la veridicità del curriculum che gli ha consentito di essere inserito nell’albo dei direttori sanitari e dei direttori generali fino a fugare ogni dubbio sulla nomina”, chiamando in causa tutte le istituzioni coinvolte per verificare se qualcuna di queste “abbia commesso eventuali reati in questa vicenda”. Qualora dovessero ravvisarsi irregolarità si aprirebbe un caso che, a catena, potrebbe alimentare un clima di sospetto su numerose poltrone.