Occupazione-lampo, promessa di lotte future

Stabili trasformati in appartamenti da vendere a peso d’oro. Questo è il timore degli attivisti di Action, il movimento antagonista che si batte per il diritto alla casa, protagonista il 30 gennaio della occupazione di una delle tante palazzine dismesse dell’ospedale Forlanini di Roma, sulla via Portuense, già sede degli uffici della direzione amministrativa e del personale. Timore alimentato dall’approvazione in Campidoglio della delibera di attuazione del Piano casa, legge regionale che facilita interventi di ristrutturazione e riconversione di stabili. Sono arrivati alla spicciolata la mattina poi, raggiunto un numero consistente, hanno infranto la porta di ingresso a vetri, collocandosi sul terrazzo del malridotto stabile, affiggendo striscioni eloquenti: “No alla speculazione”, “No Tav No Pup” (alludendo al piano parcheggi per Roma), “Alemanno e Polverini ladri di città”. Imponente lo spiegamento delle forze di polizia per una manifestazione che ha cambiato bersaglio qualche ora dopo, abbandonando l’ex sanatorio e dirigendosi in piazza del Campidoglio. C’è stato l’impegno dell’assessore regionale all’Urbanistica e vicepresidente della Regione Lazio Luciano Ciocchetti – tenace sostenitore del Piano casa – a incontrare il movimento che però incalza istituzioni e governanti sui temi irrinunciabili: sconfiggere l’emergenza abitativa in base alle esigenze delle fasce deboli, senza cedere “alle pressioni dei costruttori che offrirebbero, quale onere di urbanizzazione, un contributo economico ridicolo”. Da una parte gli irriducibili del movimento per la casa, dall’altra migliaia di cittadini che da anni si battono perché l’ospedale sia riconvertito ad usi socio-sanitari: residenze assistenziali per soggetti fragili, hospice, ambulatori della Asl di zona, la Roma D, che ogni anno versa ai privati tre milioni di euro di affitto per i propri presidi. Le battaglie intraprese dal comitato “Salviamo il Forlanini”, culminate il 4 ottobre 2008 in una manifestazione nei quartieri Monteverde e Portuense e nella petizione di 45 mila residenti di tutto il Lazio non hanno, a tutt’oggi, trovato alcun interlocutore istituzionale. E le previsioni del piano casa, chiarissime nell’indicare la possibile riconversione di stabili adibiti ad uso sanitario, non lasciano spazio a una speranza di recupero alla originaria vocazione della struttura.

 

“Forlanini, un patrimonio da salvare”

I cittadini dei Comitati di Quartiere dei Municipi XV e XVI – riuniti nel comitato “Forlanini Salute e Territorio” – richiamano la Sua attenzione sulla situazione dell’ospedale Carlo Forlanini, in condizioni di totale abbandono da quando la giunta Marrazzo ne previde la chiusura. Il nosocomio continua ad operare con pochi letti di degenza e personale ridotto al minimo, con dispendio di risorse e aggravio di costi per la collettività. Considerata la situazione, i cittadini temono che il nosocomio divenga oggetto di drastici e definitivi provvedimenti da parte di codesta amministrazione, per motivi di bilancio.

I cittadini ritengono, a tal proposito, che tale patrimonio debba in ogni modo essere salvaguardato e restituito a un uso socio-sanitario. Tale scelta strategica di salvaguardia, recupero, valorizzazione della struttura, costituirebbe a nostro avviso – sia in termini economici che in termini di benessere per la collettività – la soluzione migliore tra quelle finora ipotizzate. Convinti che una buona amministrazione, prima di porre in essere scelte irreversibili, debba essere in grado di proporre differenti opzioni, i rappresentanti del Comitato chiedono che, qualsiasi decisione, piano o progetto, vengano condivisi con la cittadinanza. In caso contrario, si vedranno costretti a mettere in atto forme di mobilitazione.

 

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