Oftalmico, eccellenza dimenticata

E’ centro di riferimento regionale per tutte le urgenze oculistiche e di eccellenza per le patologie oculari. Ha un pronto soccorso attivo 24 ore su 24, tratta circa 120 mila pazienti l’anno e vanta una importante mobilità attiva, con utenti provenienti da altre regioni. Ė stato oggetto di consistenti opere di ristrutturazione, grazie ai finanziamenti del cosiddetto art. 20 della legge 67/88, per gli interventi di edilizia sanitaria, al fine di renderlo competitivo a livello internazionale come centro oftalmologico di altissimo livello. In una riunione del 27 maggio 2011, la Regione Lazio e l’Agenzia di Sanità pubblica, organismo tecnico di consulenza dell’assessorato, hanno confermato la dotazione di 21 posti letto al nosocomio che, secondo l’allora ministro della Salute Ferruccio Fazio, avrebbe potuto essere individuato quale Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, elevandolo a centro di ricerca. Ma l’ospedale Oftalmico non decolla, anzi, sembra ci siano forze uguali e contrarie che, da una parte lo spingono a spiccare il volo, dall’altra fanno sì che la struttura – specializzata in chirurgia dell’urgenza-emergenza con interventi della vitreo retina, nei trapianti, nella refrattiva corneale, nel trattamento del glaucoma, della retina medica e chirurgica, nell’ortottica, nei casi di ipovisione e oncologia oculare – rimanga in un perenne stato di instabilità, con la drammatica prospettiva di cadere sotto la scure dei tagli imposti dal piano di rientro. A far scattare l’allarme l’uso delle sale operatorie a scartamento ridotto, con una consistente perdita di produttività: 800 interventi in meno rispetto al 2010 e una cronica carenza di personale, specie anestesisti, causata dal blocco del turn over imposto dal piano di rientro dal deficit. Come non bastasse, le previsioni dell’Atto aziendale, il regolamento interno della Asl Roma E da cui l’ospedale dipende, che eliminano il dipartimento di Oculistica, proponendo la frammentazione dell’attività di chirurgia oftalmologica. Da più parti arrivano appelli a non disfarsi di quello che viene definito un  “patrimonio di qualità formato da eccellenti esperienze professionali che sarebbe assurdo disperdere”. Non confortano, in tal senso, le condizioni del Santo Spirito, altro ospedale di riferimento della Asl e di tutto il centro storico, dopo la chiusura del San Giacomo: anche qui sale operatorie in difficoltà, carenza di personale e la chiusura della Neurochirurgia, con “dirottamento” di gravi patologie cerebrali al policlinico Gemelli.

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