Opg, nel Lazio individuati i primi tre

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Ospedali psichiatrici giudiziari, la storia infinita. Servirà una nuova proroga per la chiusura dei cosiddetti “manicomi criminali”, che slitta a data da stabilire ma, dopo mesi di lentezza, le regioni hanno spinto sull’acceleratore e quasi tutte hanno consegnato i programmi per realizzare le strutture che sostituiranno gli ex manicomi giudiziari. Tutto parte dal grido d’allarme lanciato da Ignazio Marino, in qualità di presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario. L’allora senatore, in visita a queste strutture, denunciò nel 2011 le condizioni inumane in cui erano tenuti gli internati e si decise di chiudere gli Opg entro il 31 marzo 2013, con l’obbligo di realizzare strutture alternative sul territorio. Tale previsione, come era facilmente ipotizzabile, non fu mantenuta dalle Regioni. Lo testimonia la relazione elaborata dai ministeri della Salute e della Giustizia, appena trasmessa al Parlamento, in base all’art. 3-ter comma 8-bis del decreto legge 211/2011.

Secondo il documento che monitora “lo stato di attuazione dei programmi regionali relativi al superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari”, inviato a fine dicembre ai presidenti di Camera e Senato, le stime per la chiusura di strutture – che lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva definito “autentico orrore indegno di un paese appena civile” – non erano realistiche. Non tenevano in considerazione i ‘tempi congrui’ che sarebbero stati necessari dal punto di vista tecnico per avviare i piani regionali. Piani che, attraverso appalti pubblici, prevedono la costruzione dei nuovi Rems, ovvero “residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza”, pensate per ospitare poche persone per volta e di competenza del ministero della Salute, e non più della Giustizia, come oggi avviene. Sono 1016 in tutta Italia le persone uscite dagli ospedali psichiatrici dal 2010 al 2012 mentre nei manicomi giudiziari ne restano circa 900. E’ quanto si legge sulla relazione sulla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari trasmessa al Parlamento.

Alcune sono state dimesse per aver scontato la pena, altre per migliorate condizioni di salute mentale, tutte comunque ora a carico dei rispettivi servizi territoriali regionali. Trentuno provengono dal Piemonte, 226 dalla Lombardia, 53 dal Veneto, 43 dalla Liguria, 45 dall’Emilia Romagna, 62 dalla Toscana, 15 dall’Umbria, 17 dalle Marche, 124 dal Lazio, 21 dall’Abruzzo, 4 dal Molise, 126 dalla Campania, 54 dalla Puglia, 22 dalla Basilicata, 98 dalla Calabria, 75 dalla Sicilia. Ma se da una parte le dimissioni sono molte, altrettanti sono i nuovi arrivi nei sei ospedali psichiatrici giudiziari tuttora attivi in Italia. ”E molto spesso – spiega Giovanni Cogliandro che per il ministero della Salute ha seguito l’iter della relazione – a entrare sono detenuti comuni perché la diagnosi di malattia mentale viene fatta non solo in sede di giudizio ma anche nei penitenziari stessi”. Nel Lazio sono stati stanziati 21 milioni di euro per la risistemazione di tre strutture individuate nelle Asl Roma A, C e G, rispettivamente in via Bartolomeo Capitanio, in via Clarice Tartufari e a Subiaco, presso l’ospedale Angelucci ma questa decisione ha sollevato numerose polemiche tra i residenti e gli utenti del nosocomio sublacense. (Sanitanews.it)

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