“Una persona di valore che saprà ricoprire il suo ruolo con competenza”. Ė questo il commento a caldo di alcuni collaboratori di Orazio Schillaci, ministro della Salute di fresca nomina, rettore dell’università di Roma Tor Vergata dal 2019. Un nome venuto fuori dopo una attenta selezione tra vari papabili, quello del 56enne medico nucleare, già preside di Medicina e chirurgia dello stesso ateneo, che l’ha spuntata su Guido Rasi e Francesco Rocca. Nel periodo della pandemia il rettore non ha goduto di grande esposizione mediatica e forse tale aspetto ha influito sulla scelta. Si è limitato, per quanto attiene al Covid-19, a un oculato suggerimento di rispetto delle regole per evitare il propagarsi della malattia, senza prendere posizione ufficiale nei confronti della inoculazione dei farmaci che attenuano gli effetti della patologia. Per tale motivo, la sua è una immagine diversa, quello che serve a un “esecutivo di alto profilo” come è negli intenti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Una figura di tecnico che, nel malaugurato caso di una recrudescenza dei contagi, sia in grado di attuare le soluzioni idonee senza ricorrere ad organismi terzi. Dal 2020 è inoltre membro del comitato scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità, con nomina del ministro uscente Roberto Speranza. Dovrà vedersela inoltre, con il finanziamento del settore, materia delicata che dovrà trattare direttamente con il ministero dell’Economia e Giancarlo Giorgetti, con l’auspicio che arrivino incrementi del Fondo sanitario nazionale e non il contrario.

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