Ospedali religiosi con l’acqua alla gola
Hanno inventato l’assistenza ai malati, per secoli ne hanno avuto il primato e ora sono in una crisi irreversibile. Gli ospedali religiosi rischiano il collasso e le istituzioni che dovrebbero garantirli, Vaticano incluso, sembrano impotenti. Il grido d’allarme viene dall’Anmirs – Associazione nazionale medici istituti religiosi spedalieri – il cui segretario nazionale, Donato Menichella, ha guidato la protesta del 14 dicembre scorso davanti al ministero della Salute. “Denunciamo l’assurdità di una politica che non tiene conto dell’efficienza e dell’economicità degli ospedali classificati che rappresentano importanti eccellenze” ha riferito Menichella al capo di gabinetto del ministro della Salute Renato Balduzzi. La crisi ormai cronica e globale del sistema, secondo i vertici dell’associazione, sarebbe da imputare in primo luogo alle inadempienze regionali e a un sistema di remunerazione ormai superato, basato sul Drg (Diagnosis Related Group), raggruppamento omogeneo di diagnosi che consente di classificare le prestazioni secondo gruppi e determinarne la remunerazione. “In passato – spiega Menichella – le rette venivano adeguate anno per anno, considerando gli investimenti degli ospedali mentre il Drg è rimasto congelato negli ultimi venti anni”. Non sono bastati alla spedalità religiosa neanche i parziali adeguamenti con cui la Regione ha remunerato le cosiddette “funzioni particolari” quali il pronto soccorso e la rianimazione. Il segretario tiene a ribaltare la diffusa considerazione secondo cui, il privato assorbirebbe soldi del pubblico senza alcuna giustificazione. “Le nostre prestazioni, generalmente di elevata qualità, hanno un costo inferiore del 40 per cento rispetto a quelle del Servizio sanitario pubblico. Chiediamo, quindi, che ci venga restituita una nuova dignità”. L’inerzia delle istituzioni, gravate anche dall’incertezza politica, non fa ben sperare lavoratori e utenti del Fatebenefratelli Isola Tiberina e San Pietro, del Cristo Re, dell’Idi-San Carlo e tutte le realtà che si battono, ormai, per la sopravvivenza. “E in agguato ci sono i pescecani del privato ‘profit’ – chiude Menichella – che aspettano solo di inglobare tale prezioso patrimonio”.