“Parco della Salute”: la Asl procede con gli sgomberi

Santa Maria della Pietà, sgomberata il 25 febbraio la “Ex Lavanderia”, il padiglione 31 dell’ex ospedale psichiatrico. Era tutto scritto, dal 2016, nero su bianco. La delibera 787 del 20 dicembre di quell’anno, approvata dalla giunta regionale del Lazio, “Programma di valorizzazione patrimoniale del complesso di Santa Maria della Pietà in Roma” nel capitolo 5 dell’articolato documento descrittivo degli interventi di restyling del complesso, prevede “il trasferimento o lo sgombero di eventuali occupanti abusivi o senza titolo”. La storia nasce da lontano, dal 1978 anno in cui la legge voluta dallo psichiatra Franco Basaglia mette fine al confinamento dei malati di mente, prevedendo la chiusura dei manicomi. Per lo storico complesso di Monte Mario si annuncia una trasformazione che cambierà radicalmente il suo destino. Inaugurato da Vittorio Emanuele III il 13 maggio 1914 l’ospedale, con i suoi 37 padiglioni, realizzati in linea con le più moderne concezioni dell’epoca in tema di edilizia sanitaria, è da subito considerato una piccola città, dotata di tutti i servizi necessari. Intorno uno strepitoso parco di alberi ad alto fusto, lungo tutti i 7 chilometri di strade interne. Più di mille i posti letto, ripartiti sulla base della gravità dei comportamenti, piuttosto che per patologia; l’amministrazione era di competenza provinciale per poi passare, nel 1978 anno della Riforma sanitaria, alle Usl ma il progressivo svuotamento del complesso inizia soltanto nel 1999, considerata la difficoltà di collocare altrove i pazienti più gravi e senza possibilità di accoglienza. Una serie di passaggi e variazioni di status giuridico ha caratterizzato gli anni successivi, fino ad arrivare a una suddivisione dei padiglioni, per cui 12 di questi sono stati inglobati tra le proprietà regionali e 25 – tra cui il padiglione 31 sgomberato – sono sotto la gestione della Asl Roma 1. Qui aveva fissato la sua sede, al di fuori di rapporti ‘contrattuali’, un gruppo di volontari, impegnati in attività sociali e culturali a beneficio della cittadinanza. Nel corso degli anni, trascorsi tra attese, incertezze, mobilitazioni, attivismo di vari gruppi di cittadini, tra cui i rappresentanti della “Ex Lavanderia”, sono state formulate varie proposte per il riuso degli immobili abbandonati, tra cui i 2.603 metri quadrati dell’antica lavanderia. Con una delibera comunale, proposta in seguito a una petizione firmata da migliaia di cittadini, e una proposta di legge regionale mai discussa in Consiglio alla Pisana, si chiede il riuso del complesso promuovendone la vocazione pubblica “sociale e culturale”, piuttosto che sanitaria, in un quadrante in cui le strutture per l’assistenza, sia pubblica che privata sono in sovrannumero. Da parte della Regione Lazio e della Asl Roma 1 non è arrivato alcun cenno di distensione. Quest’ultima, al contrario, attraverso i suoi vertici si è impegnata in un piano di riconversione del “comprensorio” trasformando lo stesso nel “Parco della salute e del benessere”, un’utopia urbana che, secondo gli amministratori dovrebbe incontrare il favore della maggior parte dei cittadini. Lo sgombero del 25 febbraio, al contrario, dimostra quanto vive siano ancora le frizioni tra istituzioni e collettività. A quanto pare, tale proposta non è universalmente condivisa e il 27 febbraio gli appartenenti al gruppo “Ex Lavanderia” hanno indetto una manifestazione nel quartiere, che si prevede agguerrita e partecipata. L’appuntamento è alle 15 davanti al Santa Maria della Pietà.

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