«La fuga dei medici dagli ospedali rappresenta una delle criticità più urgenti da affrontare per il nostro Servizio Sanitario», dichiara la senatrice Daniela Sbrollini, Vicepresidente della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato, «Per questo occorrono più risorse, occorre investire per rendere più efficiente la nostra sanità. Non si tratta di un interesse di parte, ma di una questione trasversale che non dovrebbe essere contrattabile. Il rifiuto da parte del Mes di prevedere uno stanziamento di 4 miliardi in più nel fondo sanitario, come chiesto dal Ministro della Salute Schillaci, non può che mettere ulteriormente in difficoltà un settore già in crisi. C’è da chiedersi se, nel quadro delle politiche del governo nel loro insieme, il diritto alla salute rappresenti una reale priorità. Di fronte a queste scelte, la risposta appare negativa». «Nello scenario di un Servizio Sanitario già messo in difficoltà da diverse problematiche», prosegue Sbrollini, «come i tempi delle liste d’attesa, le difformità territoriali, la necessità di rimodernare gli ospedali, i 4 miliardi in più avrebbero consentito un importante sostegno quanto meno per affrontare il problema della fuga dei medici, spesso costretti a svolgere la propria funzione in contesti disagiati, con scarso riconoscimento del loro ruolo fondamentale. Più risorse avrebbero significato compensi migliori per i professionisti e avrebbero aiutato nel ridurre le uscite verso l’estero di giovani neolaureati, ma anche di figure più esperte, gli spostamenti nelle strutture private e il fenomeno dei così detti gettonisti, che in molti territori, spostandosi da una struttura all’altra, di fatto consentono la sopravvivenza dei pronto soccorso». «Per una sanità migliore, occorre investire di più», conclude la senatrice. «Non è sufficiente quel 6,2% del Pil, a cui secondo le previsioni arriverà la spesa sanitaria, toccando uno dei dati più bassi di sempre. Bisogna pensare a livello strutturale, attuare certamente scelte politiche adeguate – penso ad esempio al tema cruciale della prevenzione -, ma di fronte a questi dati non si può girare intorno alla questione centrale: occorre aumentare il valore della spesa sanitaria sul Pil. Non farlo significa solo mancanza di volontà politica rispetto alla tutela del diritto alla salute».

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