Pnrr: “come impiegare le risorse in sanità”
Piano nazionale di ripresa e resilienza: come impiegare in modo razionale le risorse. Sedici ricercatori in economia, management e politiche sanitarie, appartenenti a sei atenei: Università Bocconi, Politecnico di Milano, Università Cattolica, Università di Torino, Università di Roma ‘’Tor Vergata’’ e Scuola Superiore Sant’Anna, il 28 maggio in un convegno da remoto hanno illustrato dieci proposte operative per mettere in pratica con successo la “Missione salute del Pnrr”. Si tratta di allocare importanti risorse in cinque anni, un lasso di tempo piuttosto ristretto per programmare in modo ottimale, specie per quanto attiene alla progettazione esecutiva. Alla base di tutto, gli interventi sul Servizio sanitario nazionale, “oltre a migliorarne l’efficienza debbono diminuire le disuguaglianze di accesso al sistema salute”, sostiene Giuseppe Costa dell’Università di Torino. Per questo sono state individuate dieci aree prioritarie su cui intervenire. In sintesi: si mira a un rafforzamento della medicina generale con la presa in carico delle cronicità, puntando essenzialmente sulla rete ambulatoriale territoriale che dovrà essere razionalizzata. Altro punto nodale è l’integrazione sociosanitaria per venire incontro alle esigenze della non autosufficienza e dell’assistenza domiciliare, con particolare attenzione alla ridefinizione e riequilibrio delle competenze mediche e infermieristiche. In controtendenza con quanto avvenuto negli ultimi decenni, si punta inoltre a promuovere la competenza clinica nella rete dei piccoli ospedali senza tralasciare un rinnovamento delle strutture dei grandi nosocomi cambiandone la logistica, aumentandone flessibilità e sostenibilità, modernizzando e rendendo efficiente il parco tecnologico. Fondamentale, in questa operazione, il ruolo delle regioni. “Abbiamo elaborato proposte attuative sulla governance e sul riparto dei fondi del Pnrr – spiega Federico Spandonarodell’Università di Roma ’Tor Vergata’ –sull’autonomia e i vincoli per le regioni e le loro aziende, sullo sviluppo dei fattori abilitanti e sulla progettazione organizzativa ed operativa delle diverse linee di intervento del medesimo piano”. Secondo i ricercatori “un piano di intervento di tale portata richiede un rafforzamento delle competenze regionali in ogni fase dei progetti”. Ulteriore consapevolezza è che “il futuro del Servizio sanitario nazionale dipende anche dalla realizzazione di altri fattori strategici abilitanti, tra cui la ricerca e l’innovazione, la trasformazione digitale, le convergenze e la collaborazione istituzionale.