Pnrr, il mondo cattolico sposa l’assistenza a casa
Recovery Fund, un piano che suscita grandi aspettative e che per le organizzazioni più attrezzate significa porsi subito in prima linea per non restare fuori dalla partita. Così, in previsione delle risorse che saranno investite con il Piano di ripresa e resilienza nel campo della salute, Confcooperative Sanità scalda i motori e, con il convegno da remoto “Valore e dignità alla persona”, diffuso dall’Ansa il 25 maggio, mette un punto fermo per quanto attiene all’assistenza domiciliare. Idea guida del confronto – a cui hanno partecipato il ministro della Salute Roberto Speranza, insieme al presidente della Pontificia Accademia per la vita e consigliere spirituale della comunità di Sant’Egidio Monsignor Vincenzo Paglia – il modello di continuità assistenziale incentrato sulla assistenza domiciliare. “La casa come primo luogo di cura – secondo il ministro Speranza – è questa la chiave fondamentale della riforma sanitaria”. Concorde l’arcivescovo, per cui assistere nel proprio domicilio anziani non autosufficienti “sarebbe un sogno”. Molto concreto l’intervento del presidente di Confcooperative Sanità Giuseppe Milanese, che punta dritto alle presunte incongruenze del Titolo V della Costituzione, che demanda l’organizzazione dei servizi sanitari alle regioni. Il manager invoca una “regia nazionale unica per programmare un modello di continuità assistenziale incentrato sulla abitazione degli assistiti”. Negli intenti dell’imprenditore, si prevede la garanzia di 240 ore di assistenza all’anno a un milione di anziani – ovvero, al netto di eventuali refusi, 39 minuti al giorno – con possibilità di occupazione per 112mila operatori specializzati. Vola alto il ministro Speranza, che si pone quale obiettivo per l’Italia “il diventare il primo paese europeo per assistenza domiciliare con il 10% di persone curate nella propria abitazione”. Attualmente siamo intorno al 6% grazie al decreto rilancio che ci ha portato più su di due punti, contro il 9% di Germania e Svezia di over 65 che ricevono cure a casa. Per questo si spera in un grande investimento pubblico “con una capacità di costruire relazioni con tutti i mondi”, ha aggiunto il titolare del dicastero di lungotevere Ripa. In questo caso, il mondo cattolico è già in pole position. (Nella foto: Monsignor Paglia)