Stretta sui consultori, la notizia non era un bluff. Le risorse provenienti dal Pnrr per la medicina territoriale non sono salvifiche per tutti: se case e ospedali di comunità sono i primi beneficiari dei fondi europei, a fare le spese di tale copiosa dotazione sono i consultori, strutture di primo piano per la salute delle donne, dei giovani, delle famiglie. La riorganizzazione targata Ue, sancita in una serie di decreti del ministero della Salute, non guarda nessuno in faccia e pone in primo piano quella che gli aziendalisti della sanità definiscono razionalizzazione, che per i cittadini spesso significa razionamento. Così queste strutture – istituite con la legge 405 del 1975 – perennemente in crisi per carenze logistiche e di personale di assistenza, non solo non soddisfano i requisiti richiesti ovvero servire un bacino di utenza di 20mila abitanti, ma stanno pian piano perdendo pezzi e, soprattutto abbandonano servizi che vengono accorpati, con ricadute non sempre positive per la cittadinanza. L’ultimo episodio riguarda il consultorio della Asl Roma 2 in largo Sette Chiese, al centro della Garbatella, rione popoloso, con residenti già privati del pronto soccorso generale, prima allocato nell’ospedale Cto intitolato ad Andrea Alesini, che oggi accoglie solo urgenze ortotraumatologiche. Dal 1° settembre servizi fondamentali come Ginecologia e ostetricia, percorso nascita, assistenza pre, post parto e allattamento, screening oncologici (pap test) spazio giovani dai 14 ai 24 anni (affettività, sessualità, relazioni) hanno traslocato in via dei Lincei, in zona Tormarancia. Un disagio in più per donne e famiglie di Garbatella, San Paolo, Ostiense e Marconi. Non si tratta solo di distanze che, in realtà sono esigue. Con l’accorpamento e quindi il depotenziamento dei consultori, si cancella un modello sociale di assistenza, basato non solo sulla visita o prescrizione medica ma sull’ascolto, il dialogo, la relazione umana. Le prime avvisaglie dello smantellamento sono partite proprio dalla Asl Roma 2, che amministra presidi sanitari di una larga parte di Roma sud-est, dall’Eur Ardeatino fino al Casilino Prenestino, dove il 28 gennaio una mobilitazione di donne ha posto l’attenzione sulla riorganizzazione dei consultori di via Iberia e via Denina. Stessa sorte per lo storico presidio di via Monza, destinato a diventare casa di comunità, con paventata contrazione dell’offerta di servizi per la donna e la famiglia. Adesso tocca alla zona Ostiense e le donne non stanno zitte. Il 27 ottobre alle 17 saranno in presidio davanti al consultorio di via delle Sette Chiese, per difendere uno spazio di accoglienza laico, gratuito, con accesso libero senza trafile burocratiche, da sempre punto di riferimento per una assistenza di qualità.

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