Polizia, incrementate le postazioni in Ps
La presenza, in 186 grandi ospedali è limitata all’orario diurno, con rischi per la notte
Violenza e aggressioni al personale sanitario, specie quello di pronto soccorso: si va avanti a piccoli passi. Il piano di rilancio per la presenza di agenti nei reparti di emergenza, annunciato alcuni mesi fa dal ministero degli Interni ha prodotto un incremento del 50% dei presidi, che ammonterebbero a 189 già attivi o di imminente attivazione, rispetto ai 126 già esistenti, con servizio prestato soltanto nelle ore diurne. Ė un primo risultato, considerata l’esiguità delle forze a disposizione ma non è certo la panacea in grado di tranquillizzare gli operatori sanitari, specie il personale infermieristico che è il più soggetto alle manifestazioni di intolleranza. Se a ciò si aggiunge il mutare delle condizioni di accoglienza nei mesi estivi, periodo in cui c’è molto più movimento notturno e nei fine settimana, con incremento di probabili incidenti e/o malori e quindi di accessi in pronto soccorso, la situazione diventa allarmante. Lo rileva Antonio De Palma, presidente nazionale di Nursing Up, sindacato di categoria degli infermieri, che solleva forti dubbi sull’assenza degli agenti negli orari nevralgici della notte e dei fine settimana. “Chi prende il posto degli agenti non presenti?” si chiede, facendo poi riferimento alla collaborazione di Guardie particolari giurate, queste si presenti in numero ragguardevole ma assolutamente prive di poteri di contrasto alla violenza. Secondo la normativa che ne regola la presenza in molti enti pubblici – la legge 101 del 2008 – il loro ruolo è “la custodia e la vigilanza dei beni mobili e immobili” senza ulteriori attribuzioni. Possono soltanto, in caso di clima alterato all’interno dei reparti ospedalieri, fungere da deterrente e, al massimo, allertare le forze dell’ordine. Tanto da far dubitare De Palma sulla efficacia della loro presenza “anche alla luce dei costi che sostengono le aziende per i loro incarichi”, aggiunge il presidente, che lamenta la mancanza di “un piano risolutivi antiviolenza”, specie nei grandi ospedali del Sud, come ad esempio il Cardarelli di Napoli, sovente teatro di episodi inqualificabili in cui, secondo De Palma “sono sempre gli infermieri a pagare sulla propria pelle”. (Agenpress)