Primo intervento: “Si ascoltino i cittadini”

Nessun atto a sostegno dell’odg per prorogare di un anno i punti di assistenza territoriale

Latina, Gaeta, Cori, Sezze: nel sud pontino la rivolta contro la sanità decimata non vede soste. Senza un atto formale della Regione, il 31 dicembre i punti di primo intervento (Ppi), unici presidi di emergenza territoriale chiuderanno. Non è servito l’Ordine del giorno proposto da Giuseppe Simeone – presidente della Commissione Sanità alla Pisana – a modificare il decreto 70 del 2015 del ministero della Salute che, in nome del risparmio, riduce tali strutture alla mera assistenza da parte dei medici di famiglia e, nel peggiore dei casi, costringe al trasporto in ambulanza all’ospedale più vicino (sireneonline.it settembre). Nella conferenza sanitaria locale tenutasi il 10 ottobre a Latina tra sindaci, vertici della locale Asl, sindacati, comitati cittadini, si sono fronteggiate due visioni. Da una parte la dirigenza aziendale che ha rammentato gli orientamenti politici regionali: efficienza, efficacia, risparmi sono le linee guida imposte da Nicola Zingaretti e i suoi, che non consentono spazi di manovra ai direttori generali, messi a gestire le esigue risorse a disposizione. Dall’altra cittadini, sindaci, sindacati che sostengono la necessità di potenziare, anziché chiudere, i punti di primo intervento in soccorso a un territorio privato di qualsiasi forma di assistenza in emergenza. Non rassicura l’idea di realizzare due nuovi ospedali, quello del Golfo e il nosocomio del nord pontino. Finanziamenti, iter burocratico per le autorizzazioni, appalti, cantieri, lavori che, nel migliore dei casi richiederebbero almeno una ventina d’anni per la consegna. E la protesta non si ferma: dalle manifestazioni della scorsa estate, alla raccolta firme, dai presidi di fronte agli ospedali chiusi, alla attivazione di tavoli tecnici, gruppi di lavoro, manifestazioni d’intenti, queste ultime, che non hanno prodotto alcun risultato. E sabato 13 ottobre in migliaia hanno manifestato a Gaeta affinché in sette città del sud pontino sia garantito il diritto alla salute.

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