“Pro Vita”, Mattia: “Insulto alla dignità delle donne”
Da alcuni giorni sono apparsi nelle grandi città manifesti della associazione “Pro Vita & famiglia”, da tempo impegnata nella campagna contro l’aborto. Il messaggio, contro l’interruzione “chimica” della gravidanza è netto, immediato: “Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva RU 486”, con ulteriori riferimenti ai pericoli per la donna e l’uccisione del feto nel grembo materno. Poi l’immagine di una donna stesa a terra, con una veste bianca, gli occhi chiusi e una mela morsicata nella mano, chiara allusione fiabesca e la firma #dallapartedelledonne. Subito è montata l’indignazione, a Roma come a Milano. Per la regione Lazio, è la consigliera Eleonora Mattia a parlare di oscurantismo: “Rimango sconcertata – dichiara in una nota l’esponente Pd – per l’ostinazione di Pro Vita e la sua azione di propaganda dannosa, perdente e anche violenta”. E fa leva sul “risveglio delle coscienze, raggiunto con tenacia dalle donne con la conquista di un diritto intoccabile”, quale la legge 194 del 1978 “Tutela della maternità e interruzione volontaria della gravidanza”. La contestazione dei “Pro Vita”, si riferisce alle linee guida pubblicate ad agosto dal ministro della Salute Roberto Speranza che danno il via libera alla pillola abortiva Ru 486 fino alla nona settimana di gravidanza in regime di day hospital senza bisogno di ricovero. Le motivazioni degli anti abortisti si basano su una copiosa e autorevole letteratura scientifica – New England Journal of Medicine, Obstetrics & Gynecology, Parere del Consiglio Superiore di Sanità del 18 marzo 2010 – non confutata da altrettanta produzione in campo avverso. Al centro di tutto una legge dello Stato e un diritto intimo e personale, quello delle donne, per cui la consigliera parla di “oltraggio alla verità scientifica perpetrato non a favore ma contro le donne”. Così, la presidente della IX commissione regionale Pari opportunità si farà interprete di “azioni significative” contro quello che considera “un abuso”.