Procreazione assistita, nel Lazio nasce la ‘Rete’
Si amplia l’offerta pubblica facilitando l’accesso sul territorio regionale dal 1° gennaio
Infertilità, una piaga che in Italia affligge il 15 per cento delle coppie. Può riguardare l’uomo, la donna o entrambi e le istituzioni non sono assenti nel venire incontro al desiderio di natalità. Nel Lazio a soccorrere le famiglie, arriva la Rete della Procreazione medicalmente assistita (Pma), attiva dal 1° gennaio, fortemente voluta dall’amministrazione guidata da Francesco Rocca, volta ad ampliare l’offerta delle Aziende del Servizio sanitario regionale, in collaborazione con le strutture del privato accreditato. Si tratta di “mettere a sistema” le strutture che attualmente erogano tali prestazioni, con costi a carico del Servizio sanitario pubblico – gli ospedali Pertini, San Filippo Neri, Policlinico Umberto I, il centro Sant’Anna, il Santa Maria Goretti di Latina e il San Camillo in fase di attivazione – garantendo il primo accesso con una semplice visita in un ambulatorio territoriale della Asl di riferimento. La prescrizione deve essere per una “prima visita ginecologica o andrologica per sospetta infertilità”. Da quel momento può partire il percorso per ricercare in modo sistematico le cause dell’impedimento a procreare con l’obiettivo di identificare tutti i fattori rilevanti. Per il presidente della Regine Lazio Francesco Rocca, l’istituzione della Rete rappresenta “un baluardo di civiltà perché tutti, a prescindere dalle condizioni economiche, devono avere la possibilità di creare una famiglia. Da questo momento – continua il presidente – il Lazio colma un vuoto inaccettabile, facilitando un percorso finora precluso a tante, troppe coppie”. Un cammino facilitato dalle nuove tecnologie digitali, che consentiranno una totale “presa in carico” delle persone assistite, attraverso tele-consulti e tele-consulenze, con costante monitoraggio della situazione anche da remoto con l’ausilio di appositi dispositivi medici. Nella Rete dei centri per la Pma sarà fondamentale l’apporto dei professionisti: ginecologi, endocrinologi-andrologi, urologi, anestesisti, psicologi, biologi, chirurghi generali, specialistici, infermieri, per cui si stanno ampliando gli organici delle aziende sanitarie e ospedaliere, con il notevole investimento di oltre 661 milioni per nuove assunzioni. Il tutto supportato da un coordinamento regionale e da centri ospedalieri di primo e secondo livello (hub e spoke, mutuati dal linguaggio aeronautico), sulla base delle tecniche di inseminazione distinte secondo la complessità.