Infertilità, una piaga che in Italia affligge il 15 per cento delle coppie. Può riguardare l’uomo, la donna o entrambi e le istituzioni non sono assenti nel venire incontro al desiderio di natalità. Nel Lazio a soccorrere le famiglie, dal 1° gennaio 2025 è stata istituita la Rete della Procreazione medicalmente assistita (Pma), fortemente voluta dall’amministrazione guidata da Francesco Rocca, volta ad ampliare l’offerta delle Aziende del Servizio sanitario regionale, in collaborazione con le strutture del privato accreditato. Il settore è comunque in fermento perché proprio i privati, attraverso l’Associazione imprese sanitarie indipendenti (Aisi), sottolineano le difficoltà per assicurare risposte alle numerose coppie che intendono intraprendere tale percorso, trovando spesso la strada sbarrata. Secondo una nota dei vertici dell’Aisi “Servono accreditamenti immediati per i centri privati perché Il sistema pubblico da solo non basta più”. A supporto di tale dichiarazione, l’Aisi ha condotto una ricerca da cui emergerebbe che il 70% dei percorsi di Procreazione assistita in Italia avviene nel settore privato “spesso al di fuori di criteri omogenei e senza controlli adeguati sulla qualità del servizio”, precisa il comunicato dell’associazione, che dichiara inoltre come l’integrazione pubblico-privato sia ancora carente in Italia, collocando il nostro Paese in forte ritardo rispetto ad altri paesi europei. Secondo il segretario Aisi Fabio Vivaldi, “l’infertilità è una questione sanitaria e sociale. Non possiamo continuare a lasciare sole le famiglie e accreditare i centri privati non significa privatizzare la sanità, ma rafforzare l’efficacia del sistema pubblico attraverso collaborazioni virtuose”. Per questo dall’Aisi chiedono “che vengano avviate immediatamente le procedure di accreditamento per i centri privati seri e qualificati, con standard verificabili e tariffe calmierate, da integrare nel Servizio sanitario nazionale”. Sotto accusa è anche un sistema in cui “molte Regioni non hanno ancora deliberato o avviato l’iter di accreditamento”, rileva ancora la nota, sottolineando le carenze di un  “sistema nazionale non uniforme” che non garantirebbe “percorsi sicuri, accessibili e sostenibili a tutte le coppie italiane”. Il diritto alla genitorialità deve essere esigibile in ogni parte d’Italia secondo l’associazione, che considera fondamentale questa battaglia “che riguarda il futuro demografico del Paese” e non può certamente essere rinviata.

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