Non è servito neanche da deterrente l’annuncio del ministro della Salute Orazio Schillaci. La prossima riattivazione dei posti di polizia nei pronti soccorsi dei grandi ospedali non ha frenato le frequenti aggressioni e violenze verbali agli operatori sanitari. Anzi, in tutta Italia gli episodi sembrano moltiplicarsi. Gravissimo l’ultimo, verificatosi la scorsa notte all’ospedale “Vecchio Pellegrini” di Napoli, dove un sessantaquattrenne arrivato in ambulanza con i sintomi da infarto non ce l’ha fatta e la furia di suo figlio 27enne si è rivolta contro due infermieri, provocando al primo un “trauma contusivo al cranio maxillo-facciale” con una prognosi di 21 giorni, mentre la collega ha subito ferite più lievi, con 4 giorni di riposo e cure. Il giovane, residente nei vicini quartieri spagnoli, è stato denunciato dai carabinieri, che però non hanno potuto impedire le violenze perpetrate nei confronti di persone e cose. E l’elenco si allunga: episodi di brutalità ai danni di infermieri e medici picchiati e insultati, reparti devastati e perfino ambulanze manomesse. Pochi giorni fa era stata la volta dell’ospedale romano Sant’Andrea mentre nel mese di gennaio, esattamente il 23, la furia violenta si è manifestata a Pontedera, dove un 39 enne è stato arrestato mentre dava in escandescenze contro sanitari e militari. L’uomo era arrivato all’ospedale dopo aver appreso che la compagna era rimasta coinvolta in un incidente. Altro episodio il 13 gennaio all’ospedale di Venere, in provincia di Bari, dove gli infermieri sono stati costretti a subire una violenta aggressione da parte di un paziente. (Nella foto: manifestazione di infermieri qualche mese fa a Roma)

 

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