Pronto soccorso Palestrina: “Non sia solo una promessa”
Dai rappresentanti del Comitato Salute e Ambiente Asl Roma 5 e del Comitato Libero “A difesa dell’Ospedale di Colleferro Stefano Fabbroni, Ina Camilli ed Edmon Karagozyan riceviamo e volentieri pubblichiamo: In merito alle recenti dichiarazioni di politici e amministratori locali e regionali, riportate dai media, sulla ristrutturazione del Pronto soccorso dell’Ospedale di Palestrina, ci sembra doveroso effettuare un’analisi il più possibile obiettiva e tecnica per capire cosa ci potrebbe toccare come cittadini che hanno come punto di riferimento il Polo unico ospedaliero Colleferro-Palestrina. Innanzitutto, vorremmo scongiurare di fare la fine dell’ospedale di Colleferro, dove ricordiamo che ci sono stati annunci sulle opere di ristrutturazione ma che non risultano andare avanti ed essere ultimati. Con un certo realismo possiamo affermare che la situazione non è certo migliorata, come era stato anticipato, e ancora oggi i locali del Pronto soccorso di Colleferro sono, oltre che affollati, anche molto congestionati di pazienti che restano in sofferente attesa di ricevere le prime cure e un posto letto. A riprova che il problema urgente e grave prima ancora degli spazi è quello del personale. Un mix emotivo che provoca rinunce all’assistenza e frequenti proteste vibranti da parte dei pazienti e dei loro familiari. Infatti, realizzare delle mega strutture, come quella programmata a Palestrina, non è la priorità: il problema principale è la grave ed enorme carenza di personale, di posti letto in tutta l’Asl Rm5 e di gestione degli accessi impropri: tutto questo equivale alla famosa strettoia del collo di bottiglia. Quindi, si potrebbe verificare l’assurdo che il numero dei pazienti che arrivano al Pronto soccorso non diminuisce e continueranno a sostarvi a lungo ed attendere spesso molti giorni prima di essere trasferiti nei reparti specialistici, spesso in ospedali molto lontani dal loro luogo di residenza e frequentemente al di fuori della stessa ASL, con notevole disagio sia per il paziente stesso che i suoi familiari. La grave mancanza di medici, di operatori sanitari infermieristici ed altre figure professionali (costretti a lavorare in condizioni difficilissime e proibitive) è spesso denunciata dalle stesse persone che si sono rivolte alla stampa. Quanto sommariamente descritto dimostra come quello che dovrebbe essere un Pronto soccorso in realtà è una specie di centro di smistamento, e neanche tanto pronto, visti gli interminabili tempi di attesa dei pazienti prima di essere ricoverati nei reparti ospedalieri. Nessuno, riteniamo, è più disposto ad accettare scusanti o l’alibi dell’emergenza coronavirus per giustificare tali gravi e reiterati disservizi pubblici. È ovvio che questa situazione sia stata aggravata dalla problematica Covid e dall’ulteriore consistente taglio di posti letto realizzato con la trasformazione dell’ospedale prenestino in presidio Covid. Questa situazione era pesantemente presente nelle nostre strutture ospedaliere pubbliche da anni, prima del Covid. Infatti, il personale che andava in pensione o che si trasferiva in altre Asl spesso non veniva sostituito. A Palestrina, purtroppo, non esiste ancora una copertura nelle 24 ore del fondamentale servizio di Cardiologia. Come associazioni e comitati civici abbiamo più volte segnalato queste gravi criticità ai più alti vertici amministrativi e istituzionali locali, regionali e nazionali, cercando, negli ultimi quindici anni, di avere dei confronti con le Istituzioni e i loro rappresentanti, ma purtroppo inutilmente. Questo adesso è il risultato, ampiamente prevedibile. Per quanto riguarda poi la riapertura del reparto di ostetricia presso l’ospedale di Palestrina esistono gli stessi problemi di organico riguardante il personale sanitario, tant’è vero che a tutt’oggi non c’è stato ancora fornito un reale cronoprogramma relativo a tale riapertura. Qualora il reparto di ostetricia dovesse riaprire, ci sembra indispensabile che debba restare aperto il tempo necessario per ricreare quel rapporto fondamentale di fiducia tra operatori del reparto e partorienti, visto che oramai le donne sono state costrette a cercare altri ospedali di riferimento, spesso al di fuori della nostra Asl. Invero, qualora ciò non accadesse, e non venissero raggiunti i richiesti 500 parti nel corso del primo anno, il reparto verrebbe richiuso, quando invece prima del trasferimento di medici ed infermieri presso l’ospedale di Tivoli, a Palestrina si effettuavano circa 600 parti ed era un reparto perfettamente funzionante. Richiamate le più eclatanti problematiche, invitiamo i nostri concittadini a valutare e riflettere sui toni trionfalistici con cui sono state date certe notizie, considerando soprattutto che non abbiamo ancora né date né alcuna sicurezza che i progetti annunciati verranno attuali in un ambito temporale accettabile. Intanto come sappiamo tutti e come ci ricordano le promesse dei nostri amministratori siamo in pieno periodo elettorale. Come sempre continueremo a tenervi informati sugli sviluppi della situazione e cercheremo di coinvolgervi il più possibile in queste vicende, così importanti e vitali per la nostra vita quotidiana. (Nella foto: ospedale di Colleferro)