Tutti i medici del pronto soccorso che sono in ferie tornino in servizio. Ė questa la disposizione che la Regione Lazio ha inviato ai direttori generali, invitandoli a richiamare i camici bianchi in congedo, al fine di affrontare l’ondata di richieste di ricovero, legata alle patologie di stagione, aggravate dai casi di Covid – che sono comunque in flessione – e che da decenni, si ripetono con prevedibile cadenza nei pronto soccorso degli ospedali. Solo nel Lazio, nei giorni scorsi, i pazienti in attesa di ricovero sarebbero stati stimati in 1100. Per questo interviene l’opposizione in Consiglio regionale con Eleonora Mattia, presidente del Comitato di controllo contabile del Lazio, che in una nota ricorda l’interrogazione presentata il 22 dicembre scorso, in cui si chiede al presidente Francesco Rocca quali contromisure siano state adottate per fronteggiare le lunghe attese prima del ricovero, aggravate dall’incendio dell’ospedale di Tivoli. “Dopo circa 10 giorni da quella segnalazione, ci troviamo a far fronte a un nuovo allarme: solo nel Lazio – sostiene l’esponente del Pd – stamattina (2 gennaio, ndr) erano oltre 1100 i pazienti in attesa di ricovero nei Pronto Soccorso, in base a quanto riportato dalla stessa Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza – Simeu”. Non si è fatta attendere la risposta di Rocca, non quella ufficiale all’interrogazione ma mediatica e sferzante: “Ė l’eredità che ci avete lasciato” ha sentenziato il presidente. L’affermazione, si basa sul passato decennio in cui la Regione Lazio, a guida Zingaretti, ha soppresso ben 3.600 posti letto e chiuso 16 ospedali. Una operazione iniziata in realtà nel 2010 con il decreto 80 del commissario ad acta Renata Polverini “Determinazione del finanziamento delle funzioni assistenziali ospedaliere”, che ha iniziato con la desertificazione dei servizi sul territorio, specie nelle province del Lazio. Dalle premesse, con cui Rocca nel discorso programmatico al momento dell’insediamento aveva garantito una pronta sterzata sul tema, reperendo posti letto anche dai privati accreditati, ci si attendeva una soluzione più rapida che tarda ad arrivare. “In base a quanto segnalatoci – continua Mattia nella nota – le cliniche, con cui la Regione ha stipulato accordi per smistarvi i pazienti in sovraffollamento in pronto soccorso, sono in affanno. Andrebbe quindi verificato se sono davvero in grado di far fronte a questo afflusso”. E il punto di caduta sembra essere proprio questo: la difficoltà con cui il privato accreditato mette a disposizione i propri letti e la sottostimata previsione iniziale della Regione, di 10 ambulanze e 178 posti letto in più, non idonea certamente a risolvere il pesante afflusso di pazienti affetti dalle patologie respiratorie stagionali.

 

Commenti Facebook:

Commenti