Pronto soccorso\1: sovraffollamento, pericolo numero uno
“Gli italiani che entrano in un pronto soccorso possono finire vittime di danni alla salute legati al sovraffollamento di queste strutture”. Lanciano l’allarme i medici riuniti il 28 ottobre a Roma, al convegno sul “sovraffollamento dei servizi di emergenza”, promosso dal Sindacato professionisti dell’emergenza sanitaria. “Quando la permanenza nel dipartimento d’emergenza supera le 6 ore prima del ricovero in terapia intensiva – afferma Maria Pia Ruggeri, presidente della federazione del Lazio della Società italiana medicina di emergenza – la mortalità passa da 8,4% al 10,7%. Ma non solo. Il caos generato dal sovraffollamento mette a repentaglio, la privacy e il decoro umano – sottolinea la dottoressa – incrementa i rischi d’infezioni ospedaliere, prolunga i tempi di ricovero, aumenta gli eventi avversi e incide pericolosamente sulle cure e sulla mortalità”. Per gli esperti a scatenare il sovraffollamento sono soprattutto i tagli ai posti letto dei nosocomi imposti dai Piani di rientro regionali, la mancanza del filtro dei medici di famiglia e delle guardie mediche e una popolazione sempre più anziana. “Se il pronto soccorso scoppia, a rimetterci è tutto l’ospedale – spiega Massimo Magnanti, segretario del sindacato – perché il sovraffollamento, l’overcrowding, vuol dire occupazione delle postazioni e impedimento ad assistere i pazienti che si succedono l’un l’altro. Il motivo e’ l’impossibilità di ricovero nei reparti – continua Magnanti – ecco quindi malati per ore in barella nei corridoi e ambulanze in attesa nei parcheggi dell’ospedale”. A finire sotto accusa “il taglio dei posti letto imposto dai Piani di rientro di molte Regioni, la mancanza di un adeguato filtro dei medici di famiglia e della guardia medica tra ospedale e cittadini, il ricorso al nosocomio per la diagnostica strumentale e un aumento della quota di popolazione fragile o abbandonata”.
Siete proprio bravi Voi di Sirene e Vi leggo con piacere per i contenuti e l’equilibrio che i Vs articoli esprimono.
Posso aggiungere ilmio punto di vista ? sono una casalinga:
La riorganizzazione della rete sanitaria del Lazio, per come è stata esaminata dalla Corte dei COnti nella deliberazione del 29 agosto 2009 prevedeva un collegamento tra i piccoli ospedali e la rete dei Dea di II livello. Una razionalizzazione delle risorse e delle strutture indispensabile soprattutto nelle Asl.
Una persona,me, anche senza un alto livello di scolarizzazione ma fidando sul buonsenso e l’equilibrio ha pensato subito che finalmente entrare in un ospedale piccolo, nella più sperduta provincia significhi essere “presi in carico” davvero da una rete di eccellenze.
Un filtro, le piccole strutture, capace di assorbire i problemi più semplici evitando affollamenti inutili nelle strutture più grandi ma in grado, con percorsi codificati e certi, di far riferimento ad Aziende Ospedaliere ed i Policlinici Universitari.
Strutture queste dotate di specialisti, risorse strumentali e quella innovativa classe di farmaci che richiedono investimenti ingenti in competenze e formazione.
Come si sia viceversa riusciti a creare il “caos più completo”, la sfiducia più profonda dei cittadini e la protesta severa degli ordini professionali….. è incomprensibile.
A me appare ancora più anomalo il fatto che su una questione sono tutti ma proprio tutti d’accordo: attivare un sistema di reti e la collaborazione di più soggetti primo fra tutti l’ente locale: il famoso territorio. E pensare poi che si era identificiata anche una Regione “tutor” per implementare il nuovo sistema e non serviva andare lontano perchè le regioni virtuose esistono e confinano con il Lazio:
Una domanda sorge spontanea: la vera severa patologia della sanità laziale non sarà una “diffusa fragilità gestinale” ??
Ed appare una perla rara l’Azienda Ospedaliera San Filippo Neri, una storica struttura che fa risparmi, non duplica i posti di lavoro amministrativi, investe in tecnologia ed ammodernamento della struttura e che soprattutto non ha tagli da fare alla pianta organica. A proposito di pianta organica….. Perchè Sirene non pubblica la pianta organica delle ASL ??? Sarebbe interessante fare un raffronto ed avere un aggiornamento di quelle tabelle contenute proprio nelle deliberazioni della Corte dei Conti.
E perchè mai la “cabina di regia regionale” non prende in mano i rapporti gestionali delle singole strutture e non li….legge ??? Noi cittadini, ci sentiamo contestati e BEFFATI, noi quei rapporti li abbiamo letti, documenti recenti, istituzionali e resi pubblici in piena trasparenza………
Forse ci accorgeremmo che c’è tanta, troppa confusione e che i risparmi sino ad ora sono stati fatti sui “servizi” lasciando intatti sprechi gestionali, organizzativi che sono il vero problema della sanità.
Buon lavoro Sirene e grazie !
anna
Gentilissima, spesso scrivendo di sanità mi tornano in mente due affermazioni storiche, pronunciate da due personaggi di spicco del settore in importanti convegni. Il primo, un ex assessore alla Sanità della Regione Lazio, all’inizio del 2008 sosteneva che quello sarebbe stato “l’anno della medicina territoriale”. L’altro, sempre un politico regionale di primo piano – anch’egli assessore all’inizio degli anni Duemila – sostenne candidamente davanti a una folta platea che il territorio non sarebbe mai stato potenziato perché, ripeto testualmente: “non garantisce appalti”. Chi, tra i due, aveva ragione? Concordo con il giudizio espresso sul San Filippo Neri, quello dei tempi andati…oggi non saprei. Quanto alla cosiddetta “cabina di regia”, nutriamo dei dubbi sulla volontà di fare chiarezza su tanti temi. Grazie per il suggerimento relativo alle piante organiche e ai documenti da esaminare per fare trasparenza. Sarà uno dei compiti che nel “nuovo corso” di sireneonline proveremo ad assolvere, se avremo sempre il sostegno di voi affezionati lettori. Saluti cari