Pronto soccorso\3: puntare sulla continuità assistenziale
L’evoluzione del pronto soccorso raccontata da Luigi Zulli, per anni medico dell’emergenza
L’evoluzione del quadro epidemiologico e demografico verso la prevalenza di patologie cronico-degenerative, alle quali spesso si interpongono momenti acuti, critici gravi di episodi pericolosi quoadvitam, in una popolazione sempre più anziana, porta ad un aumento della domanda di servizi sanitari, che in un contesto economico di crescente razionalizzazione delle risorse, impone un ripensamento delle garanzie da offrire ai cittadini per la tutela della salute e assegna un nuovo ruolo all’assistenza ospedaliera nell’ambito del Servizio sanitario nazionale,verso una funzione di cura dei soli casi acuti e/o complessi di malattia. Questa situazione trova la sua massima rappresentazione nei casi di presentazione in pronto soccorso di un soggetto anziano, più che 70enne, con dispnea da insufficienza respiratoria acuta causata da patologia infettiva, bronco ostruttiva, vascolo interstiziale, con concomitante cardiopatia ipertensiva e diabete mellito di II tipo, in poli farmacoterapia, con dati che dicono che oltre il 40 per cento degli accessi in pronto soccorso è rappresentato da popolazione ultra settantacinquenne.
Per questo, si può affermare che i fattori principali di crescita della domanda di salute sono l’invecchiamento della popolazione e lo sviluppo di nuove tecnologie, di nuove molecole e di farmaci, fattori questi ultimi, accompagnati da una forte pressione consumistica nei confronti dei medici e dell’utenza. Alcuni di questi elementi sono strettamente correlati all’invecchiamento della popolazione tipo: i consumi di farmaci antidiabetici, antipertensivi, antineoplastici riflettono invece un effettivo miglioramento della qualità della diagnosi e delle cure, come ad esempio l’introduzione di nuovi marcatori nella diagnostica cardiologica ed oncologica, con l’introduzione di nuove tecniche per immagini nella diagnostica generale e specialistica e la scoperta di nuovi farmaci antiretrovirali nella cura dell’Aids. L’invecchiamento della popolazione è una sfida intellettuale, scientifica, politica, sociale, di organizzazione e di management. L’epidemiologia dovrebbe costringere a ripensare il rapporto ospedale/ territorio, soprattutto se è vero che, negli ultimi cinque anni, c’è stato un continuo incremento degli accessi in pronto soccorso,fino ad arrivare al punto che, ogni anno, almeno 2 Italiani su 3 vi si recano.
Sarebbe quindi giusto ripensare a un diverso rapporto ospedale/territorio proponendo per il futuro una maggiore centralità per il territorio, in particolare dando una nuova e maggiore responsabilizzazione ai medici di famiglia, che rappresentano comunque un punto obbligato di congiunzione del servizio sanitario e di orientamento della domanda. Allo stato attuale, purtroppo, l’ospedale è ancora al centro della richiesta delle prestazioni sanitarie e il pronto soccorso rappresenta il cardine di una centralità che assicura al paziente una risposta continua 24 ore su 24. Risposta ad alto contenuto scientifico e tecnico: l’ospedale possiede pur sempre uomini e strutture quasi sempre adeguate alla richiesta. A lungo andare questo ha creato un sempre maggior coinvolgimento di tali strutture che risultano sempre più affollate. Il nocciolo del problema è costruire “La continuità assistenziale” a tutti i livelli. Continuità che deve essere sviluppata tra medicina territoriale e assistenza extraospedaliera in emergenza, all’interno dell’area dell’emergenza, nel dipartimento emergenza tra fase extra ospedaliera e fase intra ospedaliera, tra dipartimento di emergenza e strutture internistiche e specialistiche, tra ospedale e medico di medicina generale al momento della dimissione del paziente, con l’invio a domicilio o in una fase di post-acuzie, sia essa di riabilitazione o di residenza assistenziale o di hospice.