Recup, un bando oscuro e contestato
Tre associazioni di utenti scrissero nel 2014 a Zingaretti, rilevando aspetti poco chiari della gara
Corruzione, inchieste, rinvii a giudizio: il clima avvelenato arriva in Regione con conseguenze note: le dimissioni del capo di gabinetto di Zingaretti, Maurizio Venafro, politico di lungo corso, mente di numerose campagne elettorali con esito vittorioso per esponenti di spicco del Pd. La lente d’ingrandimento posta dagli inquirenti sul bando di gara da 61 milioni per la gestione del Recup – centro di prenotazioni sanitarie del Lazio – per 24 mesi con possibile proroga per un anno e altri 30 milioni, ferma restando la presunzione di innocenza, ha gettato inquietanti ombre sulla procedura, tutt’ora sotto osservazione da parte degli investigatori. A giugno 2014, dopo la pubblicazione del bando, tre associazioni di cittadini, Rinascimento di Roma, Carteinregola e AssoTutela, da tempo impegnate per garantire la trasparenza e la legalità all’interno delle istituzioni, contestarono gli aspetti ritenuti più discutibili relativi alla diffusione e alla chiarezza del bando in questione. In particolare, denunciano i cittadini “l’avviso è inserito in una sezione e in una posizione del sito regionale praticamente irraggiungibile da chi non sia a conoscenza della sua esatta ubicazione e, a tutt’oggi, ci risulta di non facile reperimento all’interno dei normali strumenti di pubblicizzazione regionale”. Secondo aspetto rilevato da Carteinregola e Rinascimento, riguarda “un ridimensionamento dei diritti dei lavoratori e dei diversamente abili”, affidando soltanto a una “raccomandazione” e non più a “un obbligo” come nei bandi precedenti, la possibilità di assumere dipendenti con diverse abilità. “Si affida – scrivono i rappresentanti dei cittadini – la decisione alla discrezionalità del vincitore del bando e non si assicura l’effettivo riassorbimento del personale”. Tra gli altri interrogativi posti all’amministrazione regionale primo fra tutti, per AssoTutela, quello sul mancato ricorso alla centrale unica di acquisto. “Con quali criteri e con quali obiettivi di interesse pubblico sono stati suddivisi in quattro lotti i servizi di prenotazione delle Aziende Sanitarie che, se unificati, avrebbero offerto numerosi vantaggi agli utenti e alla stessa amministrazione?”, è scritto nella nota di contestazione e “Per quale motivo non sono stati inseriti nella gara i servizi Cup della Asl di Viterbo e della Roma G?”.
Bloccata da Marrazzo nel 2008 la gara in conformità con le norme Ue, indagini sull’attuale bando
Centro prenotazioni: storia, inchieste e scandali
“È un servizio in proroga da 11 anni per la storia che tutti conosciamo”. Così esordiva nel 2013 il presidente Zingaretti, annunciando un nuovo bando di gara per il Recup Lazio. In realtà, dell’intricata vicenda che parte nel ‘99 – da quando il servizio Sicup allora gestito dalla Farmacap azienda comunale oggi in dismissione passò alla Regione – si ignorano i passaggi fondamentali. In primo luogo, il Lazio è l’unica regione europea con sistema di prenotazione su base regionale. Nel 2006, con delibera 220 la giunta Marrazzo propose il rinnovo dell’affidamento. Due diverse gare, una per il call-center l’altra per la tecnologia, con base d’asta di 64 milioni per 3 anni e un unico partecipante: la cooperativa sociale Capodarco. A seguito di un esposto del consigliere regionale Alessio D’Amato – attuale responsabile della cabina di regia della sanità regionale – si apre una procedura di infrazione presso la Commissione Europea. Sul quotidiano “La Repubblica”, Carlo Picozza denuncia che il bando sembra tagliato a misura per l’unico concorrente ed emerge che il capitolato è formulato con parte del sito internet di Capodarco. La Procura di Roma apre un fascicolo sul caso ipotizzando il reato di “turbativa d’asta”, e invia cinque avvisi di garanzia, di cui due a carico del presidente e di un dirigente di Lait – società regionale che gestisce la tecnologia – due a carico di dirigenti dell’assessorato alla Sanità, uno a carico del direttore di Capodarco Maurizio Marotta, con relativi rinvii a giudizio. Il processo inizia nel 2009.