Regione, Giannini: che fine ha fatto Novavax?
Nuvaxovid: del vaccino atteso da 250mila persone non immunizzate nel Lazio si sono inspiegabilmente perse le tracce. Prodotto dall’azienda di biotecnologie Novavax e approvato recentemente dall’Aifa, l’antidoto sfrutta la tecnica delle proteine ricombinanti, diversa da quella innovativa ad mRna ed è in uso già per diverse infezioni virali. Ė un vaccino di nuova generazione, ma ha alle spalle una lunga storia di studi e prove di sicurezza ed efficacia. Rientra, infatti, nei vaccini proteici, una tipologia già in uso da decenni contro patologie come pertosse, epatite e meningite, herpes zoster e altre infezioni virali. I vaccini proteici, per provocare una risposta immunitaria, forniscono alle cellule proteine e coadiuvanti, invece che un frammento di codice genetico. Si tratta quindi di un vaccino realizzato a livello biologico con proteine ricombinate. I dati disponibili avrebbero mostrato un’efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia da Covid-19 sintomatica, anche nella popolazione anziana. Sui ritardi nella consegna ha sollevato l’attenzione il consigliere regionale Daniele Giannini, membro della commissione Sanità: “Doveva essere l’ideale per convincere quei 250mila soggetti non vaccinati nel Lazio a effettuare l’inoculazione – esordisce l’esponente della Lega – ma solo qualche giorno fa l’assessore D’Amato, incalzato dalla stampa, ha incredibilmente detto di non saperne nulla. Ma come può il reggente della sanità regionale non avere notizie su un elemento tanto importante per la salute pubblica, quando nemmeno un mese prima la Regione aveva annunciato la messa a punto del ‘piano Novavax’, con l’allestimento di ben quindici hub su tutto il territorio, di cui sette solo nella capitale?”. Per questo il consigliere ha presentato un’interrogazione a risposta scritta, indirizzata al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e all’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Per il vaccino prodotto da Novavax, si ripete la stessa sorte occorsa agli anticorpi monoclonali – cura ospedaliera efficace in particolari casi, se tempestiva ma di difficile accesso – e ai farmaci antivirali, da somministrare a domicilio che, per essere assunti necessitano di una inspiegabile trafila, che allunga i tempi rendendola spesso inutile. E per il prodotto, in tutto il mondo, si rincorrono notizie svariate sulle consegne, un vero giallo. Al momento, sarebbe utilizzato soltanto in Indonesia. Nel Lazio si parlava di inizio di inoculazioni il 15 febbraio e, a tutt’oggi, si dice che l’Unione europea dovrebbe ricevere le prime dosi il 21. Il consigliere Giannini vuole dipanare il mistero e chiede alla giunta regionale “a che cosa siano dovuti i ritardi relativi alla consegna delle dosi del vaccino, in quale data la stessa sia prevista, in quante dosi e come sia stato approntato il piano vaccinale a riguardo. Sarebbe un peccato se, dopo Sputnik, Reithera e Astrazeneca – conclude Giannini – si perdesse la possibilità di avere a disposizione un’altra arma contro il Covid, facendo, innegabilmente, ancora una volta, un favore ai colossi di ‘big pharma’ Pzifer-Biontech e Moderna”.