Regione Lazio: “Vietato ammalarsi”
“Nel Lazio è ormai in vigore il divieto di ammalarsi”. L’affermazione di Gianni Romano, seppure paradossale, esprime il preoccupante clima che si respira nella realtà sanitaria regionale. Ad avvalorarla la paventata chiusura di una quindicina di ospedali provinciali che a oggi continuano a dare servizi e assistenza ai cittadini-utenti. “Se il territorio regionale avesse usufruito di un piano di riprogrammazione dell’offerta territoriale – continua l’esponente sindacale – con interventi per lo sviluppo dei distretti sanitari nelle singole Asl e la realizzazione o la riconversione delle strutture sociosanitarie dismesse in hospice, in residenze sanitarie assistite (Rsa) e centri di assistenza domiciliare, il gap della chiusura di 15 ospedali, sarebbe già stato colmato con un’assistenza alternativa e molto più appropriata”. “Ci ritroviamo invece – precisa Romano – una sanità antiquata, non rispondente alle esigenze della popolazione del Lazio che sta invecchiando. Così facendo siamo costretti a relegare le eccellenze nell’angolino del risparmio, a destinare la diagnostica ambulatoriale ai grandi ospedali e a dissipare risorse attingendo, per reperire infermieri, alle cooperative di assistenza domiciliare pagandoli il triplo di quanto spenderemmo in una Rsa pubblica. Che risparmio vogliamo produrre con tali premesse? Chiediamo al commissario Polverini – continua il segretario – cosa abbia prodotto per la sanità laziale a metà mandato e cosa intenda fare da qui alla fine dei cinque anni. Il declino della sanità è un declino della professionalità e dell’eccellenza di strutture a vocazione specialistica. La nostra organizzazione – conclude Romano – dice no alla chiusura dei 15 ospedali così come direbbe no alla chiusura di uno solo perché manca del tutto una sanità territoriale che risponda alle necessità di cura della nostra popolazione”.