“Una recente indagine ha evidenziato che il 53% dei cittadini che si appresta a usufruire di prestazioni sanitarie deve sottostare a liste d’attesa lunghissime e che il 37% di costoro segnala l’impossibilità di accedere a causa di agende chiuse. Sappiamo bene che la legge italiana vieta questa pratica mentre rende al cittadino il diritto di ottenere il rimborso di prestazioni sanitarie che svolge presso strutture private quando impossibilitato a prenotare nel pubblico. Vogliamo aiutare i cittadini a curarsi ottenendo la restituzione dei soldi spesi indebitamente”. Si vuole portare a conoscenza dei pazienti utenti il contenuto del Decreto Legislativo 29 aprile 1998, n. 124. Ovvero “come farsi rimborsare le spese mediche private e in intramoenia”. “Sappiamo bene che sono anche altri gli ostacoli che si frappongono tra il cittadino e la sanità pubblica infatti sono troppi, addirittura il 39%, i cittadini che volendo prenotare un esame diagnostico o una visita specialistica senza riuscirci, abbandonano l’intento. La nostra organizzazione vuole aiutare tutte queste persone. Se si è costretti a curarsi presso cliniche private non convenzionate a causa delle lunghe liste di attesa all’ospedale o negli ambulatori Asl si può ottenere il rimborso delle spese sostenute dal Servizio sanitario nazionale”.  “Il vincolo si riferisce ai tempi massimi che le aziende sanitarie sono tenute a rispettare. In virtù del D. Lgs. 124 del 29 aprile 1998 qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dalla prescrizione medica l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale intramuraria. Prenotandola direttamente e poi richiedendo il rimborso dell’extra pagato oppure inoltrare la richiesta di ricevere la prestazione in intramoenia al direttore generale dell’Asl di riferimento nonché al direttore di presidio, allegando i propri documenti”. “Rebus sic stantibus, ci auguriamo che la Regione Lazio investa i fondi appositi per l’abbattimento delle liste di attesa soprattutto nella diagnostica notevolmente viziata da tanto tempo, nonché provveda a incentivare l’apertura degli ambulatori per riportare l’offerta sanitaria ai tempi ordinari considerando soprattutto l’entità dell’Irpef regionale che tutti i cittadini pagano malgrado lo scarso servizio erogato”.

 

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