Rimborso farmaci, violato il diritto all’uguaglianza
Veneto e Lombardia: disparità nell’erogazione di terapie salvavita. Sanità a due velocità
Servizio sanitario nazionale, o presunto tale. L’odissea di Daniele – lo chiameremo così – inizia nel 2011, quando viene sottoposto a un intervento di rimozione dei testicoli per seminoma, il tumore che colpì il ciclista Ivan Basso.
Residente in Veneto, Daniele può comunque curarsi con farmaci salvavita dispensati gratuitamente dal servizio sanitario di quella regione. I guai iniziano in Lombardia, a Brescia, dove la locale Asl richiede il pagamento della terapia o, in sostituzione, garantisce la gratuità per specialità con effetti più blandi e maggiori sofferenze per l’assistito.
I farmaci della discordia, prescritti dall’endocrinologo, consentono a Daniele l’assunzione per 4 volte l’anno e hanno una indubbia efficacia; quelli che dispensa il servizio sanitario lombardo hanno una assunzione molto più ravvicinata, 13 fiale l’anno e secondo lo specialista sono meno indicati dal punto di vista fisiologico. L’assurdo di tutta la vicenda è rappresentato da una nota dell’Aifa – Associazione italiana del farmaco – la numero 36 che impone la distribuzione gratuita della specialità a livello nazionale ma, a quanto pare, non il Lombardia.
Critiche arrivano dall’Ame, associazione che rappresenta i medici endocrinologi, la cui referente regionale Stefania Bonadonna ha inviato numerose richieste all’assessorato alla Sanità del “Pirellone” che, a tutt’oggi, sono rimaste inascoltate.