Roma Nord: l’assistenza è un optional
Se i tagli per risparmiare si accaniscono sulla sanità a tutte le latitudini, su Roma Nord si accaniscono all’ennesima potenza. Si è salvato solo il San Filippo Neri per cui Domenico Alessio, ex direttore generale ora al vertice dell’Umberto I, condusse una battaglia vincente contro la riduzione dei posti letto. Nella stessa azienda ospedaliera però le case di cura Valle Fiorita e Salus infirmorum sono passate sotto la scure degli “economisti” della sanità mentre l’Inrca, Istituto nazionale ricovero e cura degli anziani, ente pubblico a carattere scientifico con struttura multi regionale, sede centrale ad Ancona, che opera nelle reti assistenziali del Servizio sanitario del Lazio, sta subendo da mesi uno smantellamento. Il mancato riconoscimento da parte della Regione Lazio di una quota importante delle prestazioni effettuate e l’accumulo di un passivo crescente, che verrebbe a gravare sul bilancio della regione Marche, impongono la cessazione dell’attività fissata al prossimo 31 dicembre, tra proteste, petizioni, appelli dei cittadini di quel quadrante della città che si vedrebbero privati di un importante presidio che si occupa di malattie del metabolismo nel campo della geriatria e della gerontologia, svolge funzioni di assistenza qualificata, ricerca e formazione e garantisce prestazioni ambulatoriali a cittadini di tutte le età. È inoltre punto di riferimento per la prevenzione e cura delle patologie cardiologiche, oncologiche ed endocrinologiche. I 130 dipendenti saranno forse riassorbiti dalla Regione mentre incerta è la sorte dello stabile di via Cassia, di proprietà dell’Istituto che potrebbe subire lo stesso destino di una ex casa di cura di via delle Medaglie d’Oro, abbandonata e degradata di cui nessuno si occupa, tranne le cronache cittadine. Altro fronte caldo è quello della Asl Roma E: sono in fase di dismissione decine di presidi poliambulatoriali periferici tra lo sconcerto e la rabbia dei cittadini, specie quelli anziani e i più fragili. Gli ambulatori di via San Tommaso d’Aquino al Trionfale, via Offanengo a Labaro, Sant’Evaristo a Boccea, via Motta Visconti a Selva Candida stanno per chiudere, offrendo scomode alternative verso presidi magari più centrali e attrezzati che richiedono sacrifici e complessi spostamenti per gli assistiti. Per non parlare del dissesto della sanità religiosa: sono a tutti note le battaglie del policlinico Gemelli per il contenzioso con la Regione Lazio causa enormi crediti reclamati e mai sanati. E le malversazioni dell’Idi, l’ospedale di via Monti di Creta, dominio per anni di una banda di amministratori che di religioso hanno ben poco.