Roma, scuola Sciascia: “Una notte al Drive-in”
Caos tamponi, nel Lazio è sempre peggio e Roma detiene il primato delle attese estenuanti. Martedì 20 ottobre. Ci chiama Ada, nonna di Angela, per aggiornarci su una situazione che definisce “inverosimile”. Scuola primaria Sciascia, in via Domenico Lupatelli al Portuense. Causa positività riscontrata di una insegnante quattro classi sono poste in quarantena. Immediatamente il medico “referente Covid” per l’istituto scolastico, comunica l’invito a recarsi presso il Drive-in di Fiumicino, afferente alla Asl Roma 3 per fare il tampone e poi decidere sul rientro o meno degli allievi. “Angela è stata portata alle 18 del pomeriggio di ieri, 19 ottobre – racconta Ada – ne siamo usciti alle 5 di questa mattina. Ė una cosa proprio da vergogna – aggiunge – non so cosa si possa fare soprattutto per gli studenti, visto che si tratta di tamponi veloci. I bambini, in un primo momento erano anche divertiti poi, a lungo andare, sfiniti, si sono addormentati nelle macchine”. Si tratta soltanto di una delle tante storie degli ultimi giorni nella nostra regione. Perfino Massimo Giannini, direttore de “La Stampa”, ricoverato per Covid – a cui inviamo auguri di pronta guarigione – ha suggerito al presidente Nicola Zingaretti la soluzione migliore per ovviare a tale disagio, nell’editoriale di domenica 18 ottobre. Giovedì scorso, nei pressi del Drive-in allestito presso l’ospedale Forlanini, guarda caso sempre afferente alla stessa Asl Roma 3, contando le macchine in fila dall’ingresso della omonima piazza a quello sulla via Portuense, considerata la lunghezza di via Ramazzini, tratto di strada interamente occupato dalla coda, abbiamo stimato un’attesa per le ultime auto di almeno 10 ore. E Ada non si dà per vinta. “Vorrei segnalare – insiste con veemenza – il disagio per i bimbi e per i genitori che oggi sono dovuti andare a lavorare avendo fatto una nottata in bianco, una cosa da vergogna! Dessero l’opportunità di farlo privatamente, non si possono fare 12 ore di fila”. Conveniamo con lei e ci spiace però cogliere, alla fine, un senso di rassegnazione: “il mio è uno sfogo, poco e niente può essere fatto…”. Ecco, cara Ada, non si rassegni perché con nonne come lei e tanti altri cittadini in grado di denunciare tali disservizi, forse ce la possiamo fare a cambiare un po’ le cose. Grazie per la sua preziosa testimonianza.